Costa d’Avorio, l’Europa contro la deforestazione

di claudia

Il Parlamento europeo ha approvato nei giorni scorsi un testo che vieta l’importazione di prodotti derivanti dalla deforestazione. Niente più commercializzazione di semi di soia, olio di palma, manzo, cacao, caffè, legname, pollame, gomma o cuoio, provenienti da terreni disboscati per l’agricoltura industriale o altri fini. Questa è almeno l’ambizione dei sostenitori di questa nuova normativa.

Il principale produttore mondiale di cacao, la Costa d’Avorio, ritiene di aver superato questa legge istituendo proprio un sistema di geolocalizzazione della produzione. Ma molti ricercatori e specialisti del settore del cacao dubitano dell’efficacia di una tale misura europea.

“L’approccio europeo è apprezzabile, ma come applicarlo?” si chiede, intervistato da Rfi, Bakary Traoré dell’Idef, l’associazione ivoriana, Iniziative per lo sviluppo comunitario e la conservazione delle foreste. “Come controllare? Con quali mezzi controllare la fave  in loco e giustificarne l’origine?”. La Costa d’Avorio è il maggior produttore di cacao. Sono registrati oltre un milione di produttori di cacao nel Paese.

Ricercatore del Cirad e specialista del cacao da 40 anni, François Ruf ha ancora più riserve: “Le foreste sono quasi scomparse, la produzione aumenta ogni anno. Sfido l’Uee le istituzioni a ottenere risultati e a proteggere questo patrimonio forestale classificato”.

Il governo ivoriano ritiene di aver anticipato le richieste di Bruxelles, attraverso un sistema di geolocalizzazione dei prodotti venduti. 

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