Comboniani | «Cari padri Vescovi…», questo è il vero culto

di Pier Maria Mazzola

Il comunicato della Cei di domenica scorsa in reazione al Dpcm sulla Fase 2 – che secondo i vescovi «esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la messa con il popolo» – continua a provocare molte reazioni anche in seno al mondo cattolico, tra cui registriamo quella dei comboniani. La Commissione giustizia & pace di uno dei più importanti istituti missionari italiani ha indirizzato ieri una lettera ai «cari padri Vescovi» con la quale chiede «la stessa tempestività e vigore espresse per ribadire la libertà di culto, anche nella difesa dei più sofferenti del pianeta e contro il mercato delle armi».

I comboniani non entrano tanto nel merito della bontà della presa di posizione quanto richiamano con forza a non perdere di vista la gerarchia di importanza delle questioni che oggi sfidano la coscienza dei cristiani. «Abbiamo notato la tempestività del comunicato con cui avete rivendicato la libertà di culto nei confronti del governo e vi chiediamo la stessa determinazione e prontezza di intervento laddove la carne di Cristo è trafitta nei più poveri e abbandonati», dicono i missionari, che riportano alla memoria alcuni degli «scandali» del nostro tempo, quali:

• la strage di Pasquetta, «quando morivano nel Mediterraneo 12 migranti dimenticati dall’Italia e dall’Europa»;
• la crescente produzione di armi nel mondo «(i dati di questa settimana del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, parlano di spese di 1.900 miliardi di dollari, il valore assoluto più alto dalla fine della Guerra Fredda) che continuano ad alimentare guerre in Libia, Yemen, Camerun, Siria e affamano intere popolazioni togliendo risorse da investire nel settore sanitario per lottare contro il coronavirus»;
• la crisi alimentare mondiale «(gli ultimi dati del rapporto Fao della scorsa settimana parlano di 135 milioni di persone nel mondo alla fine del 2019 in situazione di insicurezza alimentare acuta) che si aggrava oggi a causa del Covid-19 ma che non sente salire con determinazione l’appello alle autorità politiche ed economiche per un intervento eccezionale in soccorso agli ultimi».

Non che i comboniani, congregazione formata in gran parte di sacerdoti, siano insensibili alla celebrazione della messa; ma non è possibile intendere e vivere la celebrazione eucaristica in modo puramente cultuale. «Ribadiamo convintamente – precisa la lettera dei missionari – che l’eucarestia rappresenta la fonte e il culmine della vita cristiana e sentiamo l’urgenza di ritrovarci insieme come comunità attorno all’altare della parola e del pane spezzato. Proprio per questo siamo convinti che la celebrazione eucaristica continua nell’accoglienza dei migranti, nella pratica della giustizia sociale, nella promozione della pace e dei diritti umani, nell’impegno con gli ultimi».

Non è citato, ma traspare tra le righe, l’insegnamento dei profeti dell’Antico Testamento, per i quali il vero culto gradito a Dio è «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi» (Isaia 58,6).

Esplicito è invece il riferimento a Francesco, con il quale la Commissione giustizia & pace dei comboniani si dichiara particolarmente in sintonia: il Papa «ci ricorda che il virus peggiore da combattere è quello dell’indifferenza e durante l’omelia della seconda domenica di Pasqua afferma: “Mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua il vero pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente… quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!”».

Qui il testo integrale della lettera dei comboniani

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