Campagna contro le mine, un passo anche per la sicurezza alimentare

di claudia
mina antiuomo

“Proteggere vite umane, creare la pace”: questo il tema scelto per celebrare oggi la Giornata Internazionale sul problema degli ordigni inesplosi e sostegno alla Mine Action. Indetta dalle Nazioni Unite la Giornata sottolinea l’importanza di strumenti come il Trattato di messa al Bando delle Mine antipersona e tutte le azioni che ricadono sotto il cappello della Mine Action (sminamento umanitario, assistenza alle vittime, educazione al rischio, distruzione delle scorte negli arsenali e advocacy).

“Sono tutti elementi fondamentali per salvare vite, e contribuire a creare le condizioni necessarie per la ricostruzione e lo sviluppo imprescindibili per una pace sostenibile”, ha detto Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine che per questo motivo in occasione del 4 aprile ha lanciato un appello al governo italiano e a tutti i parlamentari “per il raddoppio delle risorse destinate al fondo per la Mine Action”. Schiavello ha poi sottolineato come oggi agire contro le mine significa anche agire per rafforzare la sicurezza alimentare come dimostrano gli effetti del conflitto in Ucraina in Africa “dove sono scarseggiate le consegne di grano”.

Lo scenario attuale, sottolinea la Campagna contro le mine, consegna all’attenzione della comunità internazionale 30 conflitti nel mondo, 23 situazioni di crisi, 60 Paesi contaminati da mine antipersona, 29 paesi contaminati da cluster bombs e 24 Paesi in cui si registra la presenza di ordigni esplosivi improvvisati (Ied).

“Oggi più che mai, è fondamentale lavorare per l’universalizzazione del Trattato di Messa al Bando delle Mine antipersona e per il suo rafforzamento, e per quelli della Convenzione sulle Munizioni Cluster”, ha detto a sua volta Santina Bianchini, presidente della Campagna. “Le minacce di conflitti potrebbero portare alcuni Stati ad abbandonare l’impegno preso in passato e questo rappresenterebbe un pericoloso indebolimento non solo del Trattato di Ottawa, ma del Diritto Internazionale Umanitario ed è un passo indietro che l’umanità intera non può permettersi”. 

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