Camerun, Human Rights Watch vuole fare luce sulla strage di Mautu

di Valentina Milani
camerun forze dell'esercito

Human Rights Watch torna a richiamare l’attenzione su quanto accaduto il 10 gennaio a Mautu, nella regione anglofona del sud-ovest del Camerun, quando nove civili sono stati uccisi e quattro feriti dall’esercito, come ricorda l’organizzazione in un comunicato dove si legge che il portavoce dell’esercito ha ammesso che i soldati del 21° battaglione di fanteria motorizzata (Bataillon d’Infanterie Motorisé o Bim) hanno condotto un’operazione nel villaggio, ma non ha riconosciuto che le truppe hanno ucciso e ferito dei civili.

Human Rights Watch ha però  intervistato telefonicamente 17 testimoni – si legge nel comunicato – tra cui cinque parenti delle vittime, per raccogliere testimonianze su quanto accaduto nell’area duramente colpita dalla violenza tra le forze governative e i gruppi armati che cercano di separare le regioni anglofone del Nord-Ovest e del Sud-Ovest dal Camerun dalla fine del 2016.  Human Rights Watch riferisce di aver condiviso le sue scoperte con il comandante Atonfack Guemo, portavoce dell’esercito del Camerun, in una e-mail del 22 gennaio, chiedendo risposte a domande specifiche. Atonfack Guemo avrebbe risposto il 26 gennaio liquidando le prove di uccisioni illegali come inventate.

I testimoni intervistati dall’organizzazione di difesa dei diritti umani hanno detto che più di 50 soldati, compresi membri del Bim, sono entrati a piedi a Mautu verso le ore 14 del 10 gennaio e hanno iniziato a sparare indiscriminatamente mentre la gente fuggiva. I testimoni hanno detto che i soldati hanno ucciso nove persone, tra cui una donna di 50 anni e una bambina di 6, e sono andati di casa in casa alla ricerca di combattenti separatisti e di armi, minacciando i residenti e saccheggiando gli effetti personali. Alcuni di questi resoconti sono stati confermati anche da media internazionali e gruppi camerunesi per i diritti umani, si legge nella nota di Hrw.

Una donna di 30 anni, che ha assistito all’uccisione del suo vicino di 28 anni, ha detto, come riferisce Hrw: “Ho visto come i soldati sono andati a casa sua, che è accanto alla mia. L’hanno portato fuori, l’hanno preso a calci, l’hanno picchiato con le loro pistole e le loro mani e poi gli hanno sparato diverse volte. È stata l’esperienza più spaventosa della mia vita”.

“I militari sono venuti solo per ucciderci”, ha detto un uomo di 32 anni di Mautu, si legge nel lungo rapporto. “Non c’erano separatisti in giro al momento dell’attacco. I soldati sono arrivati e hanno sparato agli abitanti del villaggio mentre fuggivano. I combattenti separatisti vengono a volte a Mautu per rifornirsi, ma non vivono qui e noi non li ospitiamo. Abbiamo anche paura di loro”.

Secondo i residenti l’attacco era una rappresaglia contro la popolazione accusata dall’esercito di dare rifugio e di sostenere i combattenti separatisti. Cinque testimoni hanno detto che, durante l’attacco, i soldati si sono rivolti a decine di residenti, comprese donne, che erano stati radunati nel centro del villaggio, e li hanno minacciati. “Ci hanno avvertito che sarebbero tornati e avrebbero ucciso altre persone se non avessimo mostrato loro dove erano gli amba (separatisti)”, ha detto un uomo di 60 anni a Human Rights Watch.

I testimoni hanno riferito che il villaggio è ora quasi completamente vuoto, poiché la gente è fuggita nella boscaglia o nelle città e nei villaggi vicini, temendo nuovi attacchi militari. “Non c’è nessuno in giro”, ha detto un testimone di 36 anni che è rimasto a Mautu. “Solo alcuni di noi sono rimasti indietro. La gente ha paura che l’esercito possa tornare”.

“Uccidere i civili e saccheggiare le loro case in nome della sicurezza sono gravi crimini contro i diritti umani che alimentano i cicli crescenti di violenza e abusi nelle regioni anglofone del Camerun”, ha dichiarato Ida Sawyer, vice direttore per l’Africa di Human Rights Watch. “Le autorità camerunesi dovrebbero tenere a freno le unità abusive e, con l’assistenza dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite, stabilire un’inchiesta credibile e imparziale sulle uccisioni di Mautu e perseguire i responsabili”.

Human Rights Watch ha ottenuto le liste delle nove persone uccise da quattro fonti, si legge nel comunicato, e ha parlato con parenti e residenti che hanno partecipato alle sepolture o hanno portato i corpi delle vittime all’obitorio dell’ospedale di Muyaka. Questi dettagli corrispondono alle informazioni che Human Rights Watch ha ottenuto indipendentemente da altri testimoni.

Atonfack Guemo, portavoce dell’esercito del Camerun, in una dichiarazione dell’11 gennaio ha affermato che “gruppi terroristici” hanno attaccato i soldati del 21° Bim mentre stavano effettuando un “raid preventivo” a Mautu il 10 gennaio, e che i soldati hanno risposto uccidendo diversi “terroristi” e sequestrando le loro armi. Ma testimoni e residenti hanno detto a Hrw che non c’è stato alcuno scontro tra combattenti separatisti armati e soldati, che al momento dell’attacco i separatisti non erano a Mautu, e che i soldati hanno deliberatamente ucciso dei civili. Nella sua dichiarazione dell’11 gennaio, il portavoce dell’esercito ha affermato che “i leader terroristi” hanno fabbricato “un’accozzaglia di immagini raccapriccianti” per incolpare l’esercito delle uccisioni di Mautu. Tuttavia, Human Rights Watch ha ottenuto sei video e tre fotografie che mostrano le conseguenze dell’attacco.

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