Camerun, premio letterario “Les Afriques” a Imbolo Mbue

di claudia

Ha ricevuto sabato a Ginevra il Premio letterario “Les Afriques” la camerunese Imbolo Mbue, il cui riconoscimento è stato accompagnato da una busta di seimila franchi svizzeri e da un’opera d’arte del pittore senegalese Momar Seck. Inoltre, la casa editrice Flore Zoa, promotrice di questo premio dal 2015, acquista i diritti dell’opera vincitrice per la  zona “Africa francofona” in caso di accordo con l’editore.

“Viviamo a lungo” è il libro di Imbolo Mbue che ha vinto il Premio “Les Afriques 2022”, conferito sabato 24 giugno in occasione dell’inaugurazione della mostra dell’artista-pittore Momar Seck, all’Espace Le Nouveau Vallon, a Chêne-Bougeries, in Svizzera. La giuria ha elogiato un’ottima storia, incentrata su due temi principali: la decostruzione di un villaggio a causa dell’inquinamento da petrolio di un’azienda americana e la lotta dei suoi abitanti. Se la trama si svolge in una città immaginaria dell’Africa occidentale, il lettore potrebbe anche ambientarla in Repubblica Democratica del Congo, nel cuore del bacino del Congo, nella Nigeria nordoccidentale, nel Golfo di Guinea, vale a dire là dove gli interessi economici delle multinazionali contano più degli esseri umani.

Il premio è interamente finanziato da un avvocato svizzero di origine camerunese, Flore Nda Zoa che, con Momar Seck, si impegna a sostenere la creazione africana e afrodiscendente. Il premio letterario “Les Afriques” è stato creato nel 2015 dall’associazione di lettori “La Cène Littéraire”. Assegnato annualmente, il premio è aperto a qualsiasi scrittore africano o afrodiscendente, autore di una fiction. “Questa finzione deve evidenziare una causa umana, sociale, ideologica, politica, culturale, economica o anche storica, in relazione all’Africa, o con la sua diaspora”, secondo Flore Nda Zoa.

Imbolo Mbue è una scrittrice camerunese-statunitense di lingua inglese. “Viviamo a lungo” è il suo secondo romanzo, dopo ” Arrivano i sognatori “. Vive a Manhattan, negli Stati Uniti. Nata nel 1982, è arrivata negli Stati Uniti nel 1998. All’età di 16 anni, la lettura dell’opera di Toni Morrison, “The Song of Solomon”, la convince a scrivere. Pubblica un primo racconto “Emke” su The Threepenny Review, che racconta, con uno stile vicino al realismo magico, gli ultimi giorni di vita di un uomo africano curato in un ospedale americano per una “malattia del sangue”. Nel 2014, secondo informazioni pubbliche, alla Fiera del libro di Francoforte, i maggiori editori americani, convinti del suo talento e delle sue potenzialità, alzarono la posta per pubblicare il primo manoscritto della 33enne camerunese ancora sconosciuto al pubblico. Sarà Random House che se lo procurerà per 1 milione di dollari. Imbolo Mbue ha lavorato per due anni per migliorare questo manoscritto. Il romanzo racconta una storia di immigrazione, quella di Jende Jonga e della sua famiglia, venuti da Limbé in Camerun a New York per accedere al “sogno americano”. Jende diventa l’autista di un ricco banchiere della Lehman Brothers e si ritrova così coinvolto nel tumulto quando scoppia la crisi dei mutui subprime. Il romanzo ha vinto il Pen/Faulkner Award 2017.

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