Camerun: niente inaugurazione, polemica stadio Olembé

di Enrico Casale

Céline Camoin

Ancora un ritardo per l’inaugurazione del complesso sportivo di Olembé, alle porte di Yaoundé capitale del Camerun. Prevista oggi secondo l’ultimo aggiornamento di calendario, la cerimonia è stata rimandata sine die. Un comunicato del ministero dello Sport parla di operazioni tecniche e altri problemi di calendario. Con i suoi 60.000 posti, lo stadio di Olembé deve essere la vetrina della Coppa d’Africa delle nazioni (Can) a partire dal 9 gennaio prossimo. Fa parte di un grande complesso che comprende un albergo a cinque stelle, un centro commerciale, un cinema, una palestra, campi da tennis e da pallacanestro.

Si moltiplicano le critiche per questa ennesima delusione legata al faraonico progetto ormai soprannominato “lo stadio della discordia”. Il leader del partito d’opposizione Fronte dei democratici camerunesi (Fdc) Denis Emilien Atangana, chiede che siano sanzionati i responsabili di questo fallimento. “L’attuale governo ha raggiunto l’impresa storica di costruire lo stadio incompiuto più costoso del mondo” ha commentato l’oppositore, ricordando gli scandali sovrafatturazione, l’appropriazione indebita e menzogna che circondano il progetto di stadio intitolato al presidente Paul Biya. “Il Camerun deve smettere di essere una vergogna planetaria”, ha scritto Atangana.

Approvato il progetto di realizzazione di questo stadio, nel 2015 la costruzione era stata affidata al gruppo italiano Piccini, per una commessa da 163 miliardi di franchi Cfa, quasi 250 milioni di euro. Alla fine del 2019 Piccini viene sostituita dal gruppo canadese Magil, che ha chiesto altri 55 miliardi di Cfa, 82 milioni di euro. Fonti camerunesi informate sulla questione denunciano a InfoAfrica l’opacità che circonda il progetto e le somme di denaro astronomiche sprecate per la realizzazione dell’infrastruttura.

Il Paese avrebbe già dovuto ospitare la competizione nel 2019, ma la Confederazione calcistica africana (Caf) aveva evidenziato ritardi nella costruzione di infrastrutture per rimuovere l’evento e, infine, rendere l’Egitto il Paese ospitante. Lo Stato camerunese questa volta ha previsto la costruzione o ristrutturazione di ristrutturati sei stadi da 20.000 a 60.000 posti, oltre a numerose strutture alberghiere.

In un articolo di qualche settimana fa su AfriqueXXI, Laurent Duarte, segretario esecutivo del movimento Tournons la page (Tlp), ricorda che dal i conflitti sono susseguiti dal 2017 attorno alla realizzazione dello stadio. “Sfrattate senza mezzi termini, le popolazioni limitrofe del distretto si sono opposte alle autorità pubbliche durante lo scavo del sito da parte della società francese Razel-Bec. Il risarcimento per le famiglie danneggiate è stato ritardato. Superate le tensioni con le comunità limitrofe, è stato con l’operatore dei lavori che il Ministero dello Sport e dell’Educazione Fisica ha avuto un problema. A dicembre 2019 il ministero  ha rotto il contratto firmato Piccini e lo ha affidato al gruppo canadese Magil, a causa di ritardi e disaccordi sul prefinanziamento dei lavori”. Anche questa scelta fa discutere perché la Magil, già impegnata nella riabilitazione dello stadio di Douala – anche questo un progetto molto costoso – “compare nell’elenco Paradise Papers 4, con una holding registrata alle Barbados. Il suo vicepresidente, il francese Franck Mathière, è stato imprigionato in Ucraina alla fine del 2020, a seguito di una richiesta di estradizione emessa dalla Nigeria per riciclaggio di denaro”. I suoi legali, spiega Duarte, hanno ottenuto la sospensione dell’avviso rosso dell’Interpol che lo riguardava, che gli ha permesso di lasciare l’Ucraina e di seguire l’andamento del procedimento in Camerun.

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