Burkina Faso: tre europei rapiti in un’imboscata, i due spagnoli sono morti

di Valentina Milani
militari del burkina faso

I due giornalisti spagnoli coinvolti in un’imboscata in Burkina Faso sono morti: lo ha comunicato la ministra degli affari esteri spagnola, Arancha González Laya, in attesa della conferma definitiva. Insieme a loro risultano dispersi anche un cittadino irlandese e un agente di sicurezza burkinabè.

I due giornalisti spagnoli che sarebbero stati uccisi sono il giornalista David Beriáin e il suo cameraman Roberto Fraile. Come precisa la stampa spagnola, la ministra ha voluto essere cauta nel rivelare ulteriori dettagli, in attesa di una conferma definitiva da parte di uno dei parenti, ma tutto sembra indicare che sono stati vittime di un attacco nel sud-est del Paese. Insieme a loro risultano dispersi anche un cittadino irlandese e un agente di sicurezza burkinabè.

Come ricostruiscono i media spagnoli, i giornalisti stavano lavorando a un rapporto sulla fauna selvatica nella zona quando il Ministero degli Esteri ha perso il contatto con il gruppo con cui erano. L’ultima notizia su di loro è arrivata alle 15.30 di lunedì pomeriggio. I media locali avevano già riferito che gli stranieri erano stati rapiti durante un attacco nel sud-est del Paese che ha lasciato tre feriti e quattro dispersi.

Fonti della sicurezza citate dal portale di notizie burkinabé Infowakat hanno detto che l’imboscata è stata effettuata da uomini armati non identificati contro una pattuglia mista dell’unità anti-bracconaggio nella provincia sud-orientale di Kompienga. L’attacco, effettuato vicino alla città di Pama, la capitale della provincia, ha anche portato al furto di armi e attrezzature da parte degli assalitori. Tra le attrezzature ci sono due mitragliatrici montate sul veicolo, un drone, dodici motociclette e ricevitori di frequenza.

Il governo irlandese ha invece avviato un’indagine in seguito alla notizia della scomparsa del giornalista irlandese che sarebbe rimasto coinvolto anch’egli nell’attacco. 

L’est e il nord del Burkina Faso hanno subito un aumento dell’insicurezza negli ultimi anni, dai primi attacchi del 2015, soprattutto a seguito dal picco di operazioni da parte di gruppi jihadisti, tra cui la filiale di Al Qaeda nel Sahel, il Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani (Gsim), e lo Stato Islamico nel Grande Sahara (Isgs), che hanno anche aizzato tensioni intercomunitarie. Il numero di morti legate al combattimento nel 2020 ha superato i 2.200.

L’esercito burkinabé ha confermato lunedì che durante l’ultima settimana di operazioni antiterrorismo, quattro soldati sono morti e due presunti terroristi sono stati “neutralizzati”, come riportato dal portale di notizie Burkina24.

Ed è di poco fa la notizia che tre villaggi del comune di Seytenga, nella Provincia di Séno (Regione del Sahel) sono stati l’obiettivo di un attacco di gruppi armati nella notte tra lunedì e martedì: lo riferiscono oggi i media locali tra i quali il giornale infowakat.net che, citando fonti locali e di sicurezza, riferisce che almeno 13 persone sarebbero state uccise.

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