A Milano una tavola rotonda sulla vita e il lavoro del fotografo Daniele Tamagni

di claudia

A un mese dall’apertura della mostra Daniele Tamagni Style Is Life, curata da Aïda Muluneh e Chiara Bardelli Nonino presso Palazzo Morando | Costume Moda Immagine a Milano, giovedì 14 marzo alle ore 18 è prevista la tavola rotonda di approfondimento intorno al lavoro e alla vita di Daniele Tamagni a partire dal libro pubblicato dall’editore tedesco Kehrer Verlag. Intervengono: Angelo Ferracuti, Ingrid Tamborin, Chiara Bardelli Nonino, curatrice ed editor, Jean-Léonard Touadi, Alessia Glaviano, Modera: Marco Trovato, direttore editoriale della rivista “Africa”. Ingresso gratuito su prenotazione (fino a esaurimento posti):  foundation@danieletamagni.com 

A dialogare presso la sala conferenze del museo ci saranno Chiara Bardelli Nonino, curatrice ed editor, Angelo Ferracuti, scrittore e reporter, autore di un testo del libro, Jean-Léonard Touadi, giornalista, scrittore, esperto di relazioni internazionali, Alessia Glaviano, Head of Global PhotoVogue e Ingrid Tamborin, african fashion advisor che ha accompagnato Daniele nella produzione di alcuni suoi progetti. Modera Marco Trovato che fin dagli inizi pubblicò i reportage africani di Daniele sulla rivista “Africa”.

Il libro è la prima monografia del fotografo milanese, prematuramente scomparso nel 2017 a 42 anni, vincitore di prestigiosi premi internazionali come l’ICP Infinity Award e il World Press Photo Award. Il suo sguardo innovativo ha amalgamato fotogiornalismo, fotografia di strada e moda in uno stile diventato la sua cifra caratteristica. Documentando le tendenze dello “street fashion” ne ha testimoniato il valore politico, talvolta sovversivo, immortalando l’orgoglio e la gioia di comunità̀ urbane per le quali “lo stile è vita”, come recita il titolo della mostra. Nelle foto di Daniele l’abbigliamento diviene identità. Così tra foto e voci Style Is Life è un libro corale in cui parlano le sue immagini ma anche le diverse e preziose testimonianze personali e professionali. La monografia presenta 150 fotografie – tra cui numerose inedite – dei principali reportage realizzati in sette anni di produzione dell’artista. 

Sfogliando le prime pagine ecco i sapeurs congolesi della SAPE (Società degli Animatori e delle Persone Eleganti), in particolare i “dandy” di Bacongo, quartiere di Brazzaville nella Repubblica del Congo. Emergono lo stile e i colori degli abiti indossati, i dettagli degli accessori, ma anche il gusto e la gioia di vivere. Sin dalle origini del movimento, all’inizio del Novecento, i sapeurs avevano reinterpretato lo stile dei colonizzatori francesi, esibendosi all’interno delle loro comunità in performance in cui ostentazione, lusso e raffinatezza diventavano anche strumenti di resistenza culturale. 

Sono poi rappresentati i metallari del Botswana, un progetto del 2012, quando il movimento afrometal era al suo culmine. Ospite di un gruppo heavy metal creato dai nipoti di uno psicologo italiano che aveva realizzato il principale ospedale per malattie mentali del paese, Tamagni raffigura anche la vita quotidiana degli artisti. Col suo sguardo ne risalta lo stile, gli accessori e gli strumenti, con un sapiente gioco di luci e contrasti che conduce verso un immaginario “dark africano”. 

Ritroviamo la sinfonia di tessuti variopinti nei costumi tradizionali delle lottatrici boliviane, progetto premiato dal World Press Photo. Le cholitas, riconoscibili dalla pollera, la particolare gonna che indossano, sfidano la prospettiva tradizionale della divisione dei ruoli di genere portando avanti, anche attraverso il wrestling, forme concrete e positive di emancipazione femminile a livello sociale e politico.

E, ancora, fotografia di strada con protagoniste le giovani crew urbane di Johannesburg originate in un contesto politico fortemente repressivo, laddove la moda offre una forma di riposizionamento identitario di appartenenza in una società re-immaginata e libera. Con le sue fotografie di “Joburg Style Battles” del 2012 Tamagni avvia delle conversazioni fotografiche, in cui rappresenta scene variegate e vitali tra stile e performance, popolate da dance crews come i Vintage e sottoculture come gli Smarteez. Il fotografo documenta questo mosaico di storie, stili e persone in cui la moda è strumento per esprimere e rappresentare una libertà duramente conquistata.

Seguono le immagini dedicate alla settimana della moda di Dakar, dove Daniele cattura l’intimità e la spontaneità nei backstage delle sfilate e nei laboratori in Senegal. Nel 2012 erano ancora pochi i fotografi internazionali presenti per documentare quello che oggi è l’evento di punta della moda africana. 

Style Is Life presenta anche le immagini di Cuba scattate in analogico, dove Daniele scoprì nel 2004 la sua vocazione per la fotografia e di Kami, sperduto villaggio di minatori nella cordigliera boliviana quando nei giorni di festa la popolazione dimentica l’asprezza della vita quotidiana. Infine il progetto Mtindo che celebra gli stilisti di Nairobi più affermati, nell’ultimo e unico progetto realizzato durante i 4 anni di malattia.

Come sottolinea Chiara Bardelli Nonino: «Daniele era stato attratto dalla moda fin dagli esordi, ma in una declinazione per cui i brand e le fashion week del tempo non erano pronti. Voleva capire e fotografare lo stile, in particolare quel momento in cui il gusto da radicalmente personale si trasforma in un gesto, e volendo in un messaggio, destinato agli altri. Anche per questo la sua ricerca passava sempre prima di tutto dalle persone. Daniele voleva conoscere i suoi soggetti, intrecciare amicizie, scoprire perché si vestissero in un certo modo, cosa volevano comunicare e a chi». 

Non solo fotografie, Style Is Life raccoglie anche i contributi esclusivi di amici, galleristi, accademici, fotografi, giornalisti. Scrive Alessia Glaviano, a capo di Global PhotoVogue: «Daniele Tamagni era speciale. Era sicuramente un anticonformista, un tipo eccentrico, difficile da comprendere, ma capace di trasformarsi magicamente quando, con la sua inseparabile compagna di vita, la macchina fotografica, individuava le storie più originali e inaspettate insieme ai loro ancor più originali protagonisti, per farne oggetto delle sue fotografie. Sempre sul filo di un’ironia surreale e seria, Tamagni possedeva il dono della meraviglia e dello stupore». 

In una lunga intervista elaborata con grande sensibilità dallo scrittore Angelo Ferracuti con il padre di Daniele, Giordano, si sottolinea la vulnerabilità e il coraggio del figlio nell’affrontare da autodidatta una carriera ostacolata da condizioni di salute precarie. Ferracuti conclude il suo racconto proprio con le parole di Giordano: «Oggi l’eredità di Daniele si trova nei musei che hanno acquisito le sue immagini più iconiche,  tra cui il  LACMA di Los Angeles, il Fine Art Museum di Houston, il Museum of Contemporary Photography di Chicago… così come è rappresentata dal Daniele Tamagni Grant, che assegna una borsa di studio per frequentare il master annuale di fotogiornalismo al Market Photo Workshop di Johannesburg, la prestigiosa scuola fondata dal grande fotografo sudafricano David Goldblatt da offrire ai giovani di colore discriminati dall’apartheid».

La Daniele Tamagni Foundation, istituita dalla famiglia, si propone di valorizzare la memoria e l’eredità artistica di Daniele e di promuovere attraverso il Daniele Tamagni Grant lo sviluppo di giovani fotografi di talento che esplorano l’identità africana e si impegnano nel continente o nella sua diaspora. Le due edizioni del Grant hanno assegnato tre borse di studio presso The Market Photo Workshop di Johannesburg. Nel 2024 è previsto l’avvio della terza edizione.

Ingresso gratuito su prenotazione (fino a esaurimento posti):  foundation@danieletamagni.com 

Foto di apertura: Daniele Tamagni

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