A Milano, cinema all’aperto con due cortometraggi dall’Africa e sull’Africa

di claudia
cinema all'aperto

di Annamaria Gallone

In occasione di 100 Afriche, venerdì 9 giugno a Milano, presso il C.I.Q. – Centro Internazionale di Quartiere, dalle ore 22.00 ci appuntamento da non perdere con il cinema all’aperto: proiezione di cortometraggi africani. In programma due brevi film dall’Africa e sull’Africa: divertenti, appassionanti, commoventi. A.O.C di Samy Sidali e  Sur la tombe de mon père di Jawahine Zentar. Presentati da Annamaria Gallone, critica cinematografica della Rivista Africa, co-direttrice del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina – FESCAAAL. In collaborazione con Associazione COE

Un nome, La tua identità

A.O.C è piccolo film che ci fa sorridere, mentre trasmette un messaggio molto forte.

Incoraggiati da un’amministrazione piena di buone intenzioni, Latefa e i suoi due figli, Walid e Ptissam, una volta ottenuta la cittadinanza francese, sono caldamente incoraggiati a gallicizzare i loro nomi. Affrontano questa singolare prova con umorismo e leggerezza, poco prima dell’inizio dell’anno scolastico. 

Il giovane, geniale  regista marocchino, SAMY SIDALI, ha creato un mokumentary fortemente autobiografico, con un cast irresistibile. Soprattutto il protagonista, un ragazzino di una decina d’anni, è fantastico. Il regista dice di aver intervistato per il cast tantissimi ragazzini che non lo convincevano, poi un giorno ne aveva convocato una decina intorno a un tavolo e immediatamente   ha preso la parola dicendogli che non occorreva intervistare altri, era lui il protagonista, aveva letto il copione e “accettava” la parte. La sua naturale esuberanza è  nel cortometraggio, mentre la sorella bene interpreta l’adolescente scontrosa e la madre, piena di buona volontà, cerca di adeguarsi, finché un giorno, dopo aver ottenuto un appuntamento su un sito di incontri, si presenta con il nome francesizzato all’uomo che ha fatto la stessa cosa, per scoprire tutti e due, la loro vera origine.

Samy, intervistato durante l’ultimo FESCAAAL, ha insistito sull’ingiustizia e l’assurdità di certe costrizioni, che portano la persona a negare.con il proprio nome, anche la propria cultura e identità.

SULLA TOMBA DI MIO PADRE

Maïne vive in Francia, ma si reca in Marocco con la sua famiglia per accompagnare il feretro di suo padre. Non sente alcuna empatia con le donne che le parlano un arabo per lei incomprensibile, i rituali della tradizione le sembrano assurdi e soprattutto si ribella all’idea che solo gli uomini potranno assistere alla sepoltura. La notte della vigilia si reca di nascosto nella camera mortuaria e abbraccia la bara ad esprimere tutto il suo amore e la sua tristezza per il padre. Quando parte la processione verso il cimitero, si nasconde tra gli uomini, incappucciata per non farsi riconoscere, ma la madre corre a prenderla dicendo che il uso comportamento sarà un’onta per tutta la famiglia. Viene spinta a rientrare, ma riesce a scappare nuovamente, seguita invano dalla sorella, fin quando entra nel cimitero per gettare una manciata di terra di questo luogo che il padre amava tanto.

Come affrontare il lutto per la scomparsa di una persona cara? E quali sono le conseguenze se ci viene impedito di elaborare quella perdita? È su questi temi cardine che si fonda il toccante racconto di Sur la tombe de mon père, il cortometraggio della regista marocchina Jawahine Zentar Oltre  al lutto e alla sua necessaria elaborazione l’altro grande tema affrontato è lo svantaggio rappresentato dall’essere donna in una società tradizionalmente patriarcale. Un’ingiustizia profonda e lacerante che arriva a impedire a una figlia di dire addio al padre e di piangerlo sulla sua tomba. Maïne (ma anche sua sorella, sua madre e tutte le donne della famiglia) si ritrova così a vedersi negato il diritto naturale di elaborare  il lutto e il dolore nel rispetto di tempi e tappe conseguenti.

La ribellione della giovane protagonista in questo contesto diventa simbolo di una lotta femminile ad ampio spettro. Zentar restituisce – grazie a una macchina da presa in continuo movimento e che indugia spesso e volentieri sui primi piani della giovane attrice protagonista – il dolore di Maïne, un dolore che si lega in maniera profonda   alle corde emotive di chi guarda. Sur la tombe de mon père condensa in 24 minuti il ritratto di una società spaccata tra imposizioni religiose e tradizionali e bisogni di una nuova generazione e un dramma privato intimo e profondo.

La regista

Dopo aver studiato management, Jawahine Zentar ha esordito nel cinema come assistente alla regia, accompagnando i registi sul set per 10 anni. Sulla tomba di mio padre, in gran parte autobiografico, è il suo primo film scritto e diretto. Altri progetti brevi e lunghi sono attualmente in fase di sviluppo.

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