05/11/2014 – Africa – Dopo compaoré fa paura il “vento del Burkina”… #2/2

di AFRICA

 

In Ciad, il Partito per le libertà e lo sviluppo (Pld) dell’oppositore Oumar Mahamat Saleh ha convocato una conferenza stampa a N’Djamena nel corso della quale ha chiesto le dimissioni del governo e del presidente Idriss Deby Itno, al potere dal 1990. “In Ciad purtroppo la Costituzione è già stata modificata nel 2005 consentendo al presidente di candidarsi fin quando lo vorrà (se riconfermato nel 2016, sarà il quinto mandato per Deby, ndr). La sfida ora riguarda l’organizzazione di elezioni trasparenti e democratiche, processo sul quale abbiamo grossi dubbi. Poi c’è il problema del carovita, della disoccupazione e del conflitto sociale nel mondo rurale” ha denunciato Jean-Baptiste Laokolé, vice segretario dell’Pld. Ma per il Movimento per la salvezza patriottica (Mps, al potere) “la situazione è chiara visto che abbiamo già modificato la Costituzione”.

Il silenzio stampa osservato finora da molti governi africani contrasta con una serie di dichiarazioni rilasciate dai partiti al potere. A Bamako la direzione del Raggruppamento per il Mali (Rpm) del presidente Ibrahim Boubacar Keita si è detta “soddisfatta” per la caduta di Compaoré, complimentandosi con il popolo del Burkina Faso per “il suo gesto eroico nei confronti di una dittatura durata 27 anni, il cui esempio potrebbe diffondersi a macchia d’olio in alcuni paesi dove i presidenti cercano di rimanere al potere all’infinito” ha detto il professore Boul Kassoum, portavoce dell’Rpm e presidente della coalizione di maggioranza. Più mitigata la posizione del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds). Se la fine del regno di Compaoré va considerata come un “segnale di avvertimento” per quei presidenti africani che cercano di mantenersi al potere grazie a una revisione della Costituzione e “il caso Burkina Faso potrebbe diventare un esempio per tutti quei popoli che devono far fronte a tali progetti”, secondo la direzione del partito al potere a Niamey, “Compaoré è un presidente che ha fatto molto per il suo paese (…) un uomo dotato di una grande intelligenza politica (scelto come mediatore per risolvere diverse crisi africane, ndr) che pertanto avrebbe dovuto cercare un ampio consenso piuttosto che intestardirsi”.

Come nel caso di Compaoré, fuggito in Costa d’Avorio con consorte e famigliari a bordo di un elicottero messo a disposizione dalla Francia, molti dei presidenti africani contestati da opposizioni e società civile sono stretti alleati dell’ex potenza coloniale. Era anche il caso di Abdoulaye Wade, capo di Stato del Senegal mandato a casa dagli elettori nel 2012, dopo essersi candidato ancora grazie al via libera della Corte costituzionale. – Misna

 

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