Algeria, è scontro sui gas da scisti

di Enrico Casale
Algeria, è scontro sui gas da scisti

Sonatrach.svgIn Algeria si sta consumando un duro confronto tra la classe politica e la società civile. La materia del contendere è lo sfruttamento dei gas da scisti nella zona di In Salah. L’Algeria di riserve petrolifere stimate in 12,2 miliardi di barili, che fanno dell’Algeria la 17a nazione al mondo in termini di dotazioni di questa risorsa naturale, e di riserve di gas di oltre 4.500 miliardi di metri cubi (decimo posto al mondo). Nonostante ciò Algeri prevede di produrre e mettere sul mercato idrocarburi non convenzionali entro il 2022, con una produzione stimata di circa 20 miliardi di metri cubi. Per questo motivo, alla fine dello scorso anno, sono iniziate perforazioni per verificare la presenza di gas da scisti.

La popolazione della regione meridionale dell’Algeria si è però subito opposta e ha chiesto al Capo dello Stato, Abdelaziz Bouteflika, una moratoria sulle esplorazioni. Negli ultimi due mesi si sono tenute periodiche manifestazioni e sit-in per protestare contro la decisione del Governo. Iniziate pacificamente, il 1° marzo le dimostrazioni sono degenerate in una protesta violenta con scontri tra cittadini e forze dell’ordine che hanno causato numerosi feriti. Il capo della Sesta divisione militare delle forze armate algerine, Athamnia Ammar, ha chiesto ai manifestanti di interrompere i sit-in entro oggi, 9 marzo. «Lo faremo – ha risposto un militante del movimento contro il gas da scisti -, ma questo non significa che le manifestazioni finiranno».

L’estrazione dei gas da scisti, molto utilizzata negli Stati Uniti, è però controversa. Il gas viene infatti ottenuto attraverso la tecnica della «fratturazione idraulica». Questo processo consuma enormi quantità di acqua e ciò, in un’area come quella di In Salah dove le risorse idriche sono scarse, avrebbe un impatto devastante. A questo vanno aggiunti i rischi ambientali associati alle sostanze chimiche impiegate come additivi e il forte impatto dei gas rilasciati nell’atmosfera.

Nonostante queste «controindicazioni», Sonatrach, la compagnia petrolifera algerina, ha annunciato che continuerà le perforazioni in vista di future estrazioni. Questa determinazione da parte della Sonatrach, sostenuta dal Governo, rischia però di acuire ulteriormente le tensioni con la società civile. Con quali conseguenze politiche e sociali?

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