20/03/14 – Libia – Amal El-Haj,prima donna che punta a diventare premier

di AFRICA

 

Ha 45 anni, da tempo si batte per i diritti delle donne, e punta alla poltrona più scomoda della Libia: qella di premier. La notizia che Amal Al-Taher El-Haj si sarebbe candidata alla guida dell’esecutivo attualmente presieduto dal ministro degli Interni, Abdullah Al Thani, dopo il voto di sfiducia del Congresso di Tripoli nei confronti dell’ex primo ministro Ali Zeidan, si era già diffusa a gennaio.

E ora torna a ribadirla anche a Roma. In questi giorni, infatti, El-Haj è nella Capitale insieme ad altre 9 colleghe – attiviste, imprenditrici, avvocati, giudici, presidenti di associazioni femminili libiche – per partecipare a un seminario sui diritti delle donne nel Paese maghrebino – organizzato dalla società cooperativa Minerva e Law International, onlus di avvocati e professionisti dei diritti umani e civili, e sostenuto dal Ministero degli Esteri – alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza. ”Al vaglio del Congresso nazionale ci sono altri 17 potenziali candidati, tutti uomini”, racconta in un’intervista all’ANSA, a margine di un incontro organizzato in un hotel della Capitale El-Haj. Il terreno su cui intende sfidare i suoi avversari, come era immaginabile, è quello della sicurezza e il rilancio dell’economia. ”Due cose che potranno avvenire soltanto gradualmente”, afferma. ”Impossibile pensare che in un anno la Libia si trasformi in un Paese sicuro e stabile. Ci vorrà molto più tempo”, ammette. E proprio in questo ambito che l’ex premier Zeidan, sfiduciato dal Congresso e poi fuggito in Germania, ha perso la faccia. ”Zeidan non è stato in grado di mantenere la sicurezza e ricostruire un esercito nazionale, né tantomeno ha saputo imporre il potere centrale su tutto il Paese”, sottolinea El-Haj, che oltre a essere rappresentante libica del United State Institute for Peace e avere lavorato presso la Communications Association e la GM, è stata manager nelle risorse umane per alcune internazionali. ”Finora non è stato attuato nessun vero programma per la riconsegna delle armi e nessun vero passo avanti è stato compiuto per il dialogo e la riconciliazione nazionali”. La Cirenaica ne è un esempio.

”Inizialmente i separatisti chiedevano soltanto meno centralizzazione del potere e più autonomia, anche economica.

Ora hanno alzato notevolmente il tiro. Ma sono tutti libici e devono essere coinvolti nel processo di riconciliazione nazionale”. Se dovesse essere confermata la sua candidatura, nel suo programma di governo El-Haj punterà su giovani, ”cui finora è stata offerta un’unica alternativa, diventare poliziotti o militari” – e donne. ”Gheddafi fingeva di sostenerle, ma in realtà le odiava e le utilizzava. Durante la rivoluzione sono riuscite a ricoprire un ruolo importante contribuendo alla rivoluzione”, rimarca. Oggi, invece, ”sono vittime di questa. E i religiosi emettono ancora fatwe contro di loro, cui gli ignoranti credono”. E anche la comunità internazionale ”ha perso interesse nei nostri confronti e ci ha abbandonato”. E proprio alla comunità internazionale e all’Italia in particolare, muove un’altra critica: ”A dispetto dei grandi proclami e delle grandi conferenze, non vedo un impegno serio in Libia”. In un quadro di forte instabilità e violenza, la sua candidatura sembra un sogno. Eppure, ci crede. ”Sono un’attivista nota e ho girato in moltissime località del Paese.

In tanti mi mandano messaggi di incoraggiamento”. Per ora non è chiaro quando avverrà la nuova nomina al vertice dell’esecutivo. ”Al Thani, rimarrà almeno per un altro mese in carica”, anticipa. Quanto a elezioni generali e nuova Costituzione, qualsiasi previsione per ora sembra inopportuna. * Cristiana Missori  (ANSAmed).

 

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