11/03/14 – Egitto – Analista Brown,giudici e militari ‘stati nello Stato’

di AFRICA

 

L’Egitto lasciato in eredità dagli ultimi anni dell’era Mubarak, e che si è rinsaldato dopo la deposizione del presidente Mohammed Morsi, è una sorta di Stato che contiene altri Stati: ossia i poteri rappresentanti dalle forze armate, dalla magistratura, dagli apparati di sicurezza e anche dalla struttura religiosa che fa capo ad Al Azhar, e che godono tutti di una propria, forte autonomia. E’ la fotografia scattata da Nathan Brown, docente di scienze politiche alla George Washington University, che oggi ha tenuto una conferenza a Roma promosso dall’Istituto Affari internazionali (Iai). Una fotografia tutt’altro che edulcorata, da cui non emerge alcuna personalità in grado di sfidare la probabile candidatura a presidente del generale Abdel Fattah Al Sisi, e nemmano, a giudizio dell’analista, una capacità delle diverse tendenze politiche ad organizzarsi in partiti. Tanto che, ha osservato, il parlamento che uscirà dalla prossime elezioni legislative (successive alla presidenziali, di cui non è stata ancora fissata la data) sarà probabilmente frammentato.

Un parlamento “di gatti” individualisti piuttosto che “di cani” capaci di fare gruppo, ha aggiunto, usando una metafora efficace nella lingua inglese con cui parlava al folto pubblico della conferenza, ma che, ha riconosciuto, verrebbe percepita come offensiva nella cultura araba. E la debolezza della politica si riscontra anche nel fatto che, appunto, “il numero di politici che possono credibilmente avanzare la propria candidatura alle prossime elezioni presidenziali sia molto vicino a zero”. Il generale Sisi, ministro della Difesa e uomo forte dell’attuale governo di transizione, è un militare mentre il presidente ad interim è un giudice. “Personalmente – ha detto Brown – credo che nel prossimo futuro la presidenza egiziana sarà occupata da figure politicamente inesperte”. E a proposito di presidenti a venire, “Sisi non ha finora formalizzato la propria candidatura – ha osservato – per vari motivi. Intanto, perché all’interno dell’esercito non è percepito come un leader indiscusso, bensì come un primo tra pari”. Inoltre, nel periodo di reggenza militare coinciso con la transizione post Mubarak (dal febbraio 2011 al giugno 2012) le forze armate si sono guadagnate come governanti una fama poco lusinghiera: e quindi al-Sisi ha deciso di prendere tempo.

Ma ormai l’annuncio della candidatura dovrebbe arrivare “a giorni”, e se il generale si presenterà molto probabilmente “sarà eletto senza opposizione, per acclamazione. Ma di quest’uomo, della sua visione politica, dei suoi consiglieri sappiamo molto poco. Sisi non ha dato alcuna idea di quello che intende fare in termini di progetto politico, su questo è stato sempre molto vago”. Ma i problemi non mancheranno, ha detto ancora Brown, nel governare un Paese profondamente diviso e dove si attende da tempo le risposte della politica a molte questioni aperte, a cominciare dall’economia. Di certo, secondo l’esperto, una delle prime patate bollenti che il nuovo presidente dovrà gestire è la riforma dell’apparato di sicurezza, ora fuori controllo. Ma tale apparato non è l’unica istituzione ad agire, appunto, come “uno Stato a sé stante”: così accade anche per l’apparato giudiziario e quello burocratico, realtà con cui si trovò a fare i conti anche il presidente dei Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi. “Vorrei dare un lieto fine a questa storia – ha concluso Brown – ma dubito di poterlo fare. Certo, non penso che l’Egitto possa collassare come la Libia: no, lo stato egiziano sopravviverà. Ma temo che lo farà in modo profondamente disfuzionale”, senza cioè la capacità di risolvere i problemi. (ANSAmed)

 

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