Tunisia, la crisi ucraina pesa sull’inflazione alimentare

di claudia
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L’aumento dei prezzi del grano rischia di colpire gravemente la Tunisia, sia in termini economici che politici. Lo prevedono diversi analisti, tra cui Aldo Liga, ricercatore presso l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ricordando che “importando circa il 70% del proprio fabbisogno di cereali, la Tunisia è fortemente esposta all’inflazione alimentare. Più della metà delle sue importazioni di grano proviene da Russia e Ucraina”.

Secondo Liga, il governo ha negato la possibilità di intervenire nel sistema dei sussidi alimentari. Tuttavia, crescono i timori sulla sua sostenibilità economica a lungo termine a causa della dura crisi economica che il Paese sta affrontando.

“Il fragile sistema alimentare tunisino ha già mostrato segni di sofferenza. Negli ultimi mesi il governo non è stato in grado di pagare le spedizioni di grano (con navi in ​​attesa da settimane davanti alle coste tunisine) e si sono registrate carenze di prodotti come farina e semola”, scrive il ricercatore di Ispi. “Il governo incolpa gli speculatori e le disfunzioni amministrative, ma la vera domanda è se sarà in grado di far fronte all’onere economico dell’aumento dei prezzi e garantire forniture e se la crisi attuale aggraverà le tensioni sociali già esistenti”.

La Tunisia sta affrontando reali difficoltà nell’approvvigionamento di grano duro e tenero (indispensabili per la produzione di farine e semole). Queste difficoltà  – secondo EconewsMed che cita un report del’Ambasciata di Francia in Tunisia – sono legate sia alla ristretta situazione di bilancio dello Stato sia all’incapacità dell’Office National des Céréales di pagare i fornitori prima delle consegne. Nel dicembre 2021, sei barche cariche di grano si sono arenate nei porti di Radès, Sfax e Gabès, in attesa di essere pagato per poter consegnare la merce.

L’approvvigionamento in grano risente anche dell’aumento dei prezzi di trasporto che incide sul prezzo del cereale, in un contesto di ripresa economica mondiale, e potrebbe essere aggravato dalla crisi tra Ucraina e Russia, tra i principali fornitori di grano del Paese. La Tunisia, infatti, è molto dipendente dalle importazioni poiché produce meno della metà del proprio fabbisogno nazionale, a causa del calo della produttività nel settore agricolo e degli impatti dei cambiamenti climatici sulla produzione.

Nel 2021 la Tunisia ha importato 3,7 milioni di tonnellate di cereali; il grano rappresentava la metà di tale importo. Il disavanzo della bilancia alimentare della Tunisia è triplicato nei primi dieci mesi del 2021.

La situazione potrebbe essere aggravata dall’esistenza di problemi nei circuiti di distribuzione, come possibili stoccaggi speculativi o contrabbando di prodotti di base sovvenzionati. È in quest’ottica che il presidente Kais Saed si è impegnato a “lottare contro gli speculatori” e che i sequestri di merci e le razzie nei magazzini da parte del Ministero degli interni si sono moltiplicati.

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