Sahel, una partita a scacchi

di claudia

di Stefania Ragusa

Nella scelta del titolo gli autori si sono ispirati a un famoso libro di Peter Hopkirk, che ricostruiva «il grande gioco» dei servizi segreti russi e britannici in Asia centrale nell’Ottocento. Il grande gioco del Sahel (Bollati Boringhieri, 2021, pp. 160, 18,00 euro), cofirmato dall’antropologo Marco Aime e dal giornalista Andrea de Georgio, racconta un’altra partita strategica, attualmente in corso nel Sahel, una partita “ospitata” da 12 nazioni “ospitanti” e che vede coinvolti grandi potenze, gruppi jihadisti, trafficanti di cocaina e di uomini… Le grandi rotte carovaniere che avevano reso ricca e centrale questa regione nel Medio Evo sono oggi percorse, infatti, da traffici illeciti e lucrosi, che finiscono col mettere in connessione tutti i continenti.

Il libro è strutturato in cinque capitoli. Nel primo si affronta la questione ambientale che, in questa fascia di terra lunga 8.500 chilometri, si sta manifestando in modo particolarmente drammatico. Nel secondo si parla delle vie d’acqua e dell’inaridimento dei grandi bacini. Nel terzo il focus è sull’incontro tra la cultura tradizionale africana e quella arabo-islamica che ha connotato storicamente quest’area. Il quarto è dedicato alle frontiere: quelle artificiali, tracciate dai colonialisti, e quelle non scritte ma pervicaci che passano per le etnie, le differenze religiose, le disparità economiche, e s’intersecano provocando scontri e tensioni. Il quinto si sofferma sulle città e sui processi di urbanizzazione.

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