Omicron, al via gli studi sulla variante africana del covid

di Enrico Casale

La nuova variante del coronavirus che preoccupa il mondo è la B.1.1.529, ribattezzata Omicron dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’organismo Onu l’ha classificata come “preoccupante”. La nuova mutazione, che ha messo in allerta l’Europa e non solo, è stata identificata in Sudafrica e ha 32 mutazioni della proteina Spike che potrebbero teoricamente aumentarne la trasmissibilità e la capacità di eludere gli anticorpi. Secondo il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), che ha diffuso l’aggiornamento settimanale sulle malattie infettive, la “nuova variante può essere più trasmissibile e sfuggire ai vaccini”.

Saranno necessarie un paio di settimane per capire se e fino a che punto la nuova variante di Sars Cov 2 è in grado di sfuggire agli anticorpi generati dai vaccini anti Covid, così come alle difese dovute all’attivazione delle cellule T del sistema immunitario ha detto la virologa, dell’Università del Witwatersrand a Johannesburg, le cui dichiarazioni sono riportate dalla rivista Nature sul suo sito. Al momento non è chiaro nemmeno se questa variante sia più trasmissibile della Delta. Le notizie finora disponibili riguardano alcuni casi di reinfezioni e di casi in individui vaccinati, ha detto ancora ricordando che i vaccini utilizzati in Sudafrica sono quelli di Johnson&Johnson, Pfizer-BioNtech o Oxford-AstraZeneca. Tuttavia “in questa fase è troppo presto per dire qualcosa”.

Il motivo per cui non è possibile sapere se la variante sia più trasmissibile della Delta, ha detto Moore, è perché “il numero dei casi di Covid-19 in Sudafrica è piuttosto basso”. Le prime informazioni sulla variante B.1.1.529 sono arrivate grazie alle sequenze genetiche ottenute in Botswana.

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