Niger | Unicef: «È emergenza umanitaria»

di Enrico Casale
niger sahel

Quasi tre milioni di persone in Niger, oltre la metà delle quali bambini, soffrono a causa dell’instabilità politica e delle crisi naturali e necessitano di aiuti umanitari. A lanciare l’allarme sono le Nazioni Unite. In una dichiarazione, l’Unicef, agenzia dell’Onu per l’infanzia, ha citato «i rischi presentati da insicurezza, malnutrizione, epidemie e focolai di malattie ricorrenti, inondazioni cicliche, siccità e sfollamenti» come cause principali di una crisi che minaccia 2,9 milioni di persone, tra cui 1,6 milioni di bambini.

Questa crisi è peggiorata da una persistente e grave instabilità politica. «L’instabilità politica si sta diffondendo rapidamente nella regione del Sahel centrale – ha dichiarato Félicité Tchibindat, consulente alimentare regionale dell’Unicef, a seguito di una visita nella regione di Diffa colpita dal conflitto –. Donne e bambini, in particolare, stanno subendo il peso delle violenze. Nelle già fragili comunità ospitanti, il peso degli sfollati aumenta la vulnerabilità dei bambini e delle comunità e influisce in modo significativo sulla loro salute, protezione, alimentazione e istruzione».

Dal 2015, il Niger sta facendo fronte a un’ondata di attacchi jihadisti nelle regioni ai confini con il Mali e il Burkina Faso, esacerbando i bisogni nelle regioni di Tillaberi e Tahoua, dove quasi 78.000 persone sono sfollate.

«Gli attacchi contro i civili nella regione del Lago Ciad hanno impedito a 263.000 persone a Diffa di tornare alle proprie case – spiegano i responsabili dell’Unicef –. Il deterioramento della sicurezza al confine con la Nigeria ha comportato anche il movimento di decine di migliaia di persone».

Il Niger ospita quasi 450.000 rifugiati – nigeriani, maliani e burkinabè – e sfollati interni, che cercano di sfuggire alla violenza jihadista o alle bande armate.

«In un contesto di risorse limitate e servizi sociali limitati, le comunità che ospitano popolazioni sfollate stanno dimostrando una straordinaria capacità di ripresa e condividono il poco che hanno – ha affermato Tchibindat –. Questo è davvero un grande esempio che i nigerini stanno dando al mondo».

 

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