Lezioni dal Sudan per il Sahel

di claudia

di Céline Camoin

Nel Sahel, regione afflitta da conflitti armati senza precedenti, gli eventi in corso in Sudan meritano attenzione e riflessione. Moussa Tchangari, noto attivista della società civile in Niger, invita a trarre lezione dagli ultimi avvenimenti sudanesi, nonché della storia recente di questo Paese, in un’opinione pubblicata dal giornale nigerino Aïr Info.

“La principale lezione da trarre da questi tragici eventi, è che qualsiasi Stato che incoraggi o tolleri la costituzione di milizie di autodifesa su base comunitaria per affrontare i gruppi armati che sfidano la sua autorità, corre il rischio di vederle un giorno costituire, a loro volta, una seria minaccia alla sua stabilità”, afferma il segretario generale dell’associazione Alternatives espaces citoyens.

“Il Sudan, che aveva costituito tali milizie per fronteggiare i gruppi armati irredentisti del Darfur, ne ha vissuta l’amara esperienza ormai da diversi anni; perché, non dobbiamo mai dimenticare che sono stati gli abusi commessi da queste milizie in Darfur a indebolire le autorità di Khartoum e ad aprire la strada alla spartizione del Paese nel 2011”, scrive Tchangari.

La crisi attuale, che arriva quasi quattro anni dopo la terza rivoluzione sudanese, “rischia di ritardare ulteriormente il processo di ritorno al potere civile; e anche se il generale Hamdan, capo delle forze di supporto rapido, si dice favorevole a tale prospettiva, sappiamo che il ripristino della democrazia in Sudan non è nei suoi piani”, afferma.

Moussa Tchangari ritiene che in Sudan, l’esercito nazionale, la cui missione primaria è quella di difendere l’integrità territoriale del Paese, e che non ha mai cessato di essere l’attore dominante sulla scena politica, “ha fallito dove più ci si aspettava, vale a dire la salvaguardia dell’integrità territoriale del Paese”. Questo esercito nazionale, “così efficace ogni volta che si trattava di schiacciare nel sangue o di recuperare le lotte popolari per il cambiamento”, nel gennaio 2011, sei anni dopo la firma di un accordo di pace con i gruppi armati, “ha preso atto dell’indipendenza del Sud Sudan; e il Sudan è così entrato nella storia come il secondo Paese africano, dopo l’Etiopia nel 1991, a sperimentare una spartizione territoriale approvata dalla comunità internazionale”.

Inoltre, dall’apparizione delle milizie Janjawid sulla scia del conflitto armato in Darfur, “non è riuscita a rimanere l’unica forza regolare e legittima nel Paese ad assumere questa nobile missione. I Janjawid, presunti autori di efferati crimini in Darfur, sono diventate le Rapid Support Forces (Rsf); e sono loro che ora cercano di impadronirsi del potere politico a Khartoum, sfidando un esercito nazionale, che esita a incorporarli nelle sue file. Il loro capo, il generale Hamdan, si vanta, di fronte ai suoi rivali nell’esercito nazionale, dei suoi ‘successi bellici’ contro i gruppi armati irredentisti del Darfur; e non solo vuole che le sue migliaia di uomini vengano incorporate nell’esercito nazionale, ma sogna anche, come ha sottolineato un giornale, di essere il presidente di questo Paese che ritiene abbia evitato una secessione ad ovest”.

Foto di apertura Marco Garofalo

Condividi

Altre letture correlate: