In crescita i lavoratori agricoli africani in Italia

di claudia

di Mario Ghirardi

Non c’è tregua nelle polemiche politiche attorno ai lavoratori agricoli immigrati. Neanche il recente decreto legge sull’immigrazione varato il mese scorso dal Governo Meloni dopo la tragedia di Cutro, in cui persero la vita 72 persone, ha pacificato gli animi. Il primo decreto flussi ha stabilito che la quota dei lavoratori stagionali in agricoltura, con permesso massimo di soggiorno di 9 mesi, sia infatti di sole 44 mila unità contro le richieste di Coldiretti fissate in almeno 100 mila unità.

Il settore infatti si manifesta in crescita, nonostante le ripercussioni ancora presenti create dalla pandemia. I lavoratori agricoli stranieri, dice con puntualità il ‘Dossier statistico sull’immigrazione 2022’ del Centro Studi e Ricerche Idos di Roma, sono 358 mila e le giornate di loro occupazione risultano oltre il 30 per cento del totale di 122 milioni, dando dunque un apporto significativo al settore, con un incremento medio di anno in anno dell’1 per cento. Nel complesso il saldo è positivo sia per il numero complessivo di costoro, sia per le giornate da loro lavorate in più nell’ultimo anno, oltre 2 milioni.

Scendendo a valutare le nazionalità di questi operai agricoli si nota la crescita degli africani, insieme a quella di bangladesi, pakistani e albanesi, mentre calano gli europei, costituiti da romeni, slovacchi e polacchi. I romeni, nonostante il calo citato, restano comunque i più numerosi con oltre 81 mila unità, seguiti al secondo con numeri più che dimezzati dai marocchini, che sfiorano infatti le 37 mila unità e restano stabili, seguiti con numeri analoghi da indiani e albanesi.

Al quinto posto assoluto sono i senegalesi, attestati sui 17 mila e in crescita significativamente sin dal 2015 (circa un migliaio di persone in più ogni anno), quando erano poco più di 8 mila. I tunisini li seguono nelle statistiche con 13.500 presenze, ma al contrario dei senegalesi con numeri sostanzialmente stabili nel corso degli anni. Il vero boom di presenze è dei nigeriani che oggi sono 12.300, cresciuti di quasi 600 unità nell’ultimo anno, ma addirittura sestuplicati con un trend costante di anno in anno, se risaliamo nelle statistiche sino a sette anni fa. Nel 2015 infatti erano appena 2.200, poco meno dei maliani che allora si assestavano su 2.800 persone. Chi proviene dal Mali è stimato oggi invece sulle 8.500 unità, con un balzo di 700 persone nell’ultimo anno, ma con una performance che li tiene numericamente molto lontani dai connazionali sin qui citati. I numeri dei maliani si possono invece paragonare a coloro che provengono dal Gambia (7.600 in totale) con crescita nell’ultimo anno di 500 persone, affacciatisi sul mercato del lavoro agricolo italiano in sordina con sole mille unità nel 2015, ma già quintuplicati dopo appena un triennio.

Riassumendo, tra gli africani dunque è il Marocco a fare la parte del leone, con esattamente 36.908 lavoratori impiegati nei campi, seguito da Senegal con 16.918, anch’esso con numeri stabili. Poi vengono le altre nazionalità, tutte con numeri in netta crescita, che si aggirano sul mezzo migliaio per ciascuno nel 2022: la Tunisia in totale annovera 13.581 presenze, la Nigeria 12.327, il Mali 8512, il Gambia 7627. Per ognuno di loro sono anche in forte aumento le giornate lavorate in più nel 2022 rispetto al 2021: attorno alle 200 mila per Marocco e Senegal, e attorno alle 130/150 mila per gli altri, con la sola eccezione della Tunisia (45 mila).

Un’ultima nota per chi ama le statistiche: a livello regionale i marocchini con permesso di soggiorno stagionale sono in lieve aumento e concentrati per tre quarti in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, mentre i senegalesi si distribuiscono invece con maggior uniformità su tutto il territorio italiano.

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