L’Eritrea rifiuta i vaccini

di claudia

L’Eritrea è ora l’unico Paese del continente a non aver pianificato una campagna di vaccinazione contro il COVID-19. Rifiuta gli aiuti internazionali. Ma una gruppo di studiosi, ricercatori ed attivisti eritrei ha lanciato una campagna (#AllowCOVAXforEritrea) con l’obiettivo di fare pressioni sul governo di Asmara affinché cambi rotta sulla politica dei vaccini.

Le grandi vaccinazioni di massa del continente africano hanno sofferto per l’ingente ostacolo della mancanza di vaccini da somministrare alla popolazione. Ma non si è trattato solo di questo. Tre Paesi africani – Tanzania, Burundi ed Eritrea – hanno volontariamente rifiutato per lungo tempo, e per ragioni diverse, di aderire al progetto COVAX, finalizzato a fornire vaccini a Paesi con reddito medio-basso. Nelle scorse settimane i governi di Dodoma e di Bujumbura hanno fatto retromarcia, temendo l’isolamento internazionale in un momento in cui il continente è alle prese con una forte accelerazione dei contagi dovuta al diffondersi della variante delta del virus.

L’intervento delle presidente tanzaniana Samia Suluhu Hassan ha dato inizio alla campagna di vaccinazione nel Paese il 28 luglio, dopo che il suo predecessore, Mofuguli (morto lo scorso Marzo, probabilmente a causa del Coronavirus) aveva per molti mesi negato la diffusione del virus e criticato i vaccini. Lo stesso giorno il Burundi ha annunciato l’intenzione di avviare presto le prime vaccinazioni.

A questo punto l’Eritrea si trova ad essere l’unico Paese del continente a non aver pianificato una campagna di vaccinazione contro il COVID-19.

Secondo l’OMS, sono 6.539 i casi di infezioni da coronavirus confermati nel Paese fino ad oggi. Ma le autorità di Asmara forniscono i dati con il contagocce. Da quando è iniziata la pandemia, con la segnalazione del primo caso a Marzo 2020, l’Eritrea ha messo in atto una politica di rifiuto degli aiuti dall’esterno (peraltro coerente con una forte ritrosia ad accettare programmi di cooperazione finanziati dall’estero).

Secondo quanto riportato da Al-Jazeera, l’Eritrea ha deliberatamente deciso lo scorso anno di non accettare una generosa donazione di presidi medici per fronteggiare l’emergenza sanitaria da covid 19, reclamando la propria autosufficienza. “Il Paese non deve diventare un polo per donazioni non richieste” aveva affermato Hagos “Kisha” Gebrehiwet, a capo degli affari economici per il partito al governo del Fronte popolare per la democrazia e la giustizia (PFDJ) in Eritrea.

La mancanza di vaccini pesa sulla popolazione di un Paese come l’Eritrea che deve fare i conti, ancor da prima della pandemia, con una grave carenza sul piano delle strutture sanitarie.

Da circa un mese è stata lanciata, su iniziativa di un gruppo di studiosi, ricercatori ed attivisti eritrei della Eritrean Research Institute for policy and Strategy (ERIPS), una campagna chiamata #AllowCOVAXforEritrea con l’obiettivo di fare pressioni sul governo affinché cambi rotta sulla politica dei vaccini.

“Quando parli con la famiglia e gli amici a casa, sono preoccupati per il virus ma al contempo sono troppo spaventati per chiedere di essere vaccinati”, ha affermato il cardiologo Habteab Feseha, membro dell’Istituto di ricerca eritreo per la politica e la strategia.

Secondo i dati riportati dall’ufficio per l’Africa dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) le Seychelles hanno vaccinato più del 68% della sua popolazione, mentre Mauritius il 33% e il Marocco il 26%. I tre Paesi sono in cima per il più alto tasso di vaccinazione registrato nel continente. l’Eritrea si trova all’ultimo posto della classifica.

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