L’emergenza pirateria nelle acque del Corno d’Africa è giunta al termine?

di claudia
pirateria nave

Di Federico PaniCentro studi AMIStaDeS

Dal 1° gennaio 2023 lo spazio marittimo al largo del Corno d’Africa non sarà più definito area ad alto rischio (High Risk Area – HRA), decisione, questa, legata al calo degli episodi di pirateria dopo molti anni di instabilità.

Un decennio di terrore al largo delle coste somale
La situazione socioeconomica in Somalia ha fornito nel corso dell’ultimo decennio terreno fertile per l’insediamento di attività illegali, tra cui fenomeni di pirateria a danno del commercio marittimo. Benché la pirateria in Somalia costituisca una presenza crescente sin dal collasso del Governo centrale nei primi anni Novanta, è soltanto dal 2005 che il problema ha iniziato ad assumere rilevanza mondiale, con le prime segnalazioni dell’International Maritime Organization e del World Food Programme. Dapprima il fenomeno ha cominciato ad essere contrastato con iniziative autonome e talvolta scoordinate di diversi Paesi, per poi evolvere decisivamente verso forme di presenza multinazionale a partire dal 2008.

A destare preoccupazione alla comunità internazionale fu il fatto che il raggio d’azione dei pirati crebbe rapidamente: dalle iniziali 50 miglia nautiche al largo delle coste della Somalia, principalmente nel Golfo di Aden, giunsero a 1.200 miglia nautiche, nel cuore dell’Oceano Indiano, mettendo in pericolo un numero sempre maggiore di navi. Cina, Malesia, Pakistan, Russia, Arabia Saudita, Taiwan, Iran, Giappone e in misura maggiore l’India sono alcuni dei Paesi che risultano essere fortemente dipendenti dal Golfo di Aden per i propri scambi commerciali. Ma il problema si pose anche per il naviglio che per conto del World Food Programme trasportava aiuti umanitari in Somalia.

Le operazioni antipirateria
A seguito dei numerosi appelli proprio da parte del WFP e della International Maritime Organisation (IMO), l’ONU ha promosso nel 2008 numerose Risoluzioni contro la pirateria somala.
La prima missione multinazionale ad essere inaugurata è stata quella inquadrata nell’ambito della COMBINED TASK FORCE 150 che dall’agosto del 2008 ha stabilito una Maritime Security Patrol Area all’interno del Golfo di Aden, a guida statunitense. Ad essa si aggiunse poi nel gennaio del 2009 la COMBINED TASK FORCE 151.
Fu in questa cornice che l’Unione Europea ha lanciato nel dicembre 2008 la missione European Naval Force Somalia (EUNAVFOR Somalia), denominata anche Operazione “Atalanta” che andò a sostituire l’operazione ALLIED PROVIDER della NATO, schierata nel Golfo di Aden dall’ottobre al dicembre del 2008 proprio in attesa della piena attivazione dell’Atalanta.

pirateria golfo di guinea

Il varo della operazione Atalanta
L’obiettivo era duplice: condurre operazioni di lotta alla pirateria in mare ed assistere gli Stati regionali a sviluppare capacità di contrasto ai fenomeni criminali. Alla fine del 2020 l’operazione Atalanta venne prorogata fino a dicembre 2022 nell’intento di proteggere le navi del Programma alimentare mondiale (PAM). L’operazione Atalanta venne investita anche di altri compiti: monitorare le attività di pesca al largo del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano occidentale; il traffico di armi e droga; il commercio illecito di carbone. Dal suo lancio nel 2008 la partecipazione alla missione è andata ad abbracciare anche Stati non membri dell’UE. La Norvegia è stato il primo Paese non membro a contribuire all’operazione, con una nave da guerra nel 2009. Successivamente, Montenegro, Serbia e Ucraina hanno fornito ufficiali di stato maggiore al quartier generale operativo (OHQ) e al quartier generale della forza (FHQ). Oltre alle unità EU NAVFOR, nell’area venne dispiegata una notevole presenza militare marittima internazionale, composta dalle Forze marittime combinate (CMF) e unità nazionali indipendenti di Paesi come Cina, India, Giappone, Corea, Russia.

Il terreno di sfida si sposterà nell’Oceano Indiano?
Con la massima attenzione contro la minaccia dei pirati che in Africa resta concentrata nel Golfo di Guinea, dal 1° gennaio 2023 lo spazio marittimo dell’Oceano Indiano al largo del Corno d’Africa e della Somalia non sarà più definito area ad alto rischio (High Risk Area – HRA), decisione, questa, legata al fatto che gli eventi legati alla pirateria risultano essere in calo senza che siano stati registrati attacchi dal 2019, quando EU NAVFOR ATALANTA ha interrotto un attacco di pirateria a FV ADRIA e FV TXORI ARGI, arrestando cinque sospetti e liberando l’equipaggio.

L’International Chamber of Shipping (ICS), che rappresenta l’80% della flotta mercantile mondiale ha affermato che questa decisione è diretta conseguenza di un significativo miglioramento nelle attività di contrasto alla pirateria nella regione. Tra i promotori della soppressione dell’HRA vi sono molte organizzazioni professionali e di categoria del settore marittimo interessate a far calare i costi assicurativi per i mercantili in transito in nell’area.

Per quasi vent’anni i pirati somali hanno lanciato attacchi contro navi commerciali nelle acque dell’Africa orientale richiedendo in cambio della liberazione dei prigionieri riscatti per milioni di dollari. Le compagnie di navigazione sono state costrette a trasportare guardie armate e installare “cittadelle” per gli equipaggi delle navi in caso di abbordaggio e difese a bordo. L’efficacia dell’azione di sorveglianza del Golfo di Aden, che è stata realizzata anche grazie alla creazione di un “corridoio” di transito internazionalmente riconosciuto, il quale ha portato i pirati a spostare le loro attività verso l’Oceano Indiano, zona più difficile da pattugliare.

Secondo un rapporto riservato di fonte iraniana, le unità speciale dell’esercito di Teheran avrebbero addestrato mercenari allo scopo di effettuare attacchi navali: l’unità della Quds Force, ramo consolidato del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche incaricato di organizzare operazioni extraterritoriali per sostenere le guerre per procura dell’Iran in tutto il Medio Oriente, “decapitato” dall’assassinio del suo leader, il generale Soleimani, ucciso nel gennaio 2020 da un attacco di droni statunitensi in Iraq, avrebbe già addestrato ed equipaggiato centinaia di yemeniti e iracheni per effettuare attacchi, consolidando così una rete segreta di contrabbando di armi. Questo dimostra quanto sia flessibile l’operato dei pirati e quanto, di conseguenza, il fenomeno della pirateria sia ancora difficile da contrastare.

Bibliografia:
-RICERCA CEMISS 2009, “La Pirateria Somala”, Direttore di ricerca: Lorenzo Striuli.
http://www.difesa.it
-“Le conseguenze della Pirateria nel Corno d’Africa”, di Roger Middleton, Chatham House, Lia Quartapelle, Maggio 2010.
http://www.parlamento.it
-“SHIPPING INDUSTRY TO REMOVE INDIAN OCEAN HIGH RISK AREA”, Eu Navale Force, 24 agosto 2022.
https://eunavfor.eu/news/shipping-industry-remove-indian-ocean-high-risk-area
-Forces of Operation ATALANTA, Eu Naval Force.
https://eunavfor.eu/
-“Oceano Indiano – EUNAVFOR SOMALIA – Op. “Atalanta”, Ministero della Difesa.
https://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_intern_corso/Atalanta_OceanShield/Pagine/default.aspx
-“Le acque del Corno d’Africa non sono più a rischio pirateria”, Redazione, Analisi difesa, 30 agosto 2022.
https://www.analisidifesa.it/2022/08/le-acque-del-corno-dafrica-non-sono-piu-ad-alto-rischio-pirateria/
-“Non solo somali: l’Iran addestra pirati per destabilizzare Mar Rosso e Oceano Indiano”, Africa ExPress, Redazione, 14 febbraio 2022.
https://www.google.com/amp/s/www.africa-express.info/2022/02/15/non-solo-somali-liran-addestra-pirati-per-destabilizzare-mar-rosso-e-oceano-indiano/amp/

Condividi

Altre letture correlate: