Nonostante Ghana, Nigeria e Burkina Faso abbiano annunciato, nell’ultima settimana, l’avvio delle prime campagne vaccinali della storia contro la malaria, nel 2024 grazie al farmaco R21 prodotto dall’università di Oxford, la malaria resta la prima causa di morte nel continente africano, una piaga che ogni anno è sempre più mortale. A questi Paesi potrebbe aggiungersi presto anche il Mali.
Secondo Le Monde Afrique, “l’Africa sopporta quasi da sola il peso della malaria, con il 95% dei casi nel mondo e il 96% dei decessi. Nel 2021, 247 milioni di persone sono state infettate e 619.000 persone sono morte, l’80% delle quali bambini di età inferiore ai 5 anni, secondo gli ultimi dati dell’Oms. Dopo vent’anni di progressi, la lotta alla contaminazione ristagna e la mortalità ha registrato addirittura un rimbalzo del 12% rispetto al 2019”.
I quattro Paesi africani più colpiti sono la Nigeria, la Repubblica Democratica del Congo, la Tanzania e il Niger.
Secondo Point Afrique, il cambiamento climatico in corso è una concausa della continua ed accresciuta diffusione della malaria in Africa: “i disastri meteorologici, come il ciclone Freddy che ha recentemente colpito il Malawi, hanno fatto impennare i casi di malaria. L’aumento delle precipitazioni aumenta potenzialmente il numero di siti di riproduzione per le zanzare portatrici di malattie, che si riproducono in corpi idrici stagnanti e temporanei”. In effetti, parti dell’Africa che non sono state colpite dalla malaria sono ora a rischio: le temperature aumentano e consentono alle zanzare di prosperare, soprattutto ad altitudini più elevate.
Gli ultimi test di R21/Matrix-M, sviluppati dagli scienziati dell’Università di Oxford e prodotti dal Serum Institute dell’India, sembrano promettenti. Attualmente, sono in corso i risultati ufficiali delle sperimentazioni di ricerca di fase 3 su 4.800 bambini in Burkina Faso, Kenya, Mali e Tanzania, i cui risultati sono attesi entro fine anno.