La danza contemporanea torna in scena ad Abidjan

di Celine Camoin

Spettacoli, corsi di formazione, battles di danze urbane, performance di strada, proiezione di film, premiazioni, il tutto attorno al tema della valorizzazione della donna come artista. Ecco cosa riserva l’ottava edizione del festival di danza contemporanea Afrik UrbanArts di Abidjan, in programma dal 9 all’11 luglio prossimo nella capitale economica della Costa d’Avorio.

Sotto la direzione di Jenny Mezile, coreografa e ballerina, segretaria generale presso la Federazione ivoriana di danza, il festival richiama artisti internazionali e talenti locali con l’obiettivo di promuovere la danza per renderla accessibile, sia ai chi la vuole praticare che al pubblico che desidera ammirarla. Scopo del festival è anche “comunicare ai giovani l’idea che la danza è emancipatrice”,  sia dal punto di vista della propria personalità che nello spazio sociale. Ancora più ambizioso, il desiderio di mostrare ai giovani provenienti da quartieri sensibili ed extrascolastici che si può incontrare un futuro professionale nella danza e nell’arte di la scena. Su questo punto, Mezile è già impegnata a tempo pieno, poiché la sua scuola di danza, “Les pieds dans la marre”, si occupa di orientamento e recupero dei giovani non scolarizzati o incappati nella delinquenza.

Per questa edizione, gli organizzatori hanno scelto di dedicare spazio alle le donne indipendentemente dalla loro età, provenienza, classi sociali, confessioni religiose, offrendo uno spazio d’espressione parlare del problema della discriminazione. Accendendo i riflettori sulle donne artiste, si vuole attirare l’attenzione sul fatto che sono generalmente meno appoggiate nei loro progetti, soprattutto a lungo termine, cogliendo l’occasione per far conoscere grandi nomi della coreografia femminile africana.

Danza contemporanea e Africa

L’idea di danza che si ha generalmente pensando all’Africa richiama prevalentemente balli tradizionali, assimilabili a quello che si potrebbe definire folklore, a balli di carnevale, a balli sociali come la rumba congolese o il semba angolano, o a balli urbani, come ad esempio il coupé-décalé, simbolo della Costa d’Avorio.

“La nostra danza contemporanea non può essere uguale a ciò che propone l’Occidente”, spiega Jenny Mezile alla rivista Africa. “Non ci nutriamo delle stesse cose, non ridiamo delle stesse cose, ci sono differenze nelle abitudini, nella cultura. Ma non per questo non esistono tratti contemporanei nelle nostre creazioni”. Dal pioniere della danza contemporanea in Costa d’Avorio  Massidi Adiatou alle compagnie del Villaggio Ki-Yi – che faceva già danza contemporanea senza chiamarla con questo nome –  alla troupe J’Bant di Rokia Koné (formatrice in danza ed espressione corporale), passando dal coreografo Souleymane Koly, Jenny Mezile ci nomina i precursori di un genere che aveva preso il volo prima di essere fermato dalla guerra civile ivoriana del 2002.

Dieci anni di divisioni e di tensioni hanno spento l’effervescenza del movimento. Ed è proprio per ridare vita a questa fiamma creatrice che Jenny, con il sostegno di Adiadou e di alcuni partner, in particolare il Goethe Institute, è riuscita a dare vita a un programma per lo sviluppo della danza contemporanea, nel quale si inserisce, tuttora, il festival Afrik UrbanArts di Abidjan, il primo festival di danze contemporanee del Paese. Parte del programma è la ricerca di talenti attraverso il territorio, offrendo uno spazio in cui esprimersi. Il festival prevede infatti una premiazione, i Zaouli Dance Awards, assegnati ai migliori performer ivoriani e internazionali il terzo giorno del festival.

Fin dalla sua esistenza, Afrik UrbanArts di Abidjan ha visto la partecipazione di talenti da Camerun, Nigeria, Mozambico, Congo, Mauritius, Togo, Madagascar, Benin, Senegal, Burkina Faso, Mali, Ciad, Sudafrica, Uganda, Germania, Stati Uniti, Canada, Haiti, Francia e Giappone. E per quest’anno, sono stati invitati artisti da Francia, Svizzera, Benin, Togo, Marocco, Israele, Haiti e Guadalupa (Francia).

Per la prima volta quest’anno è stato introdotto un biglietto d’ingresso nei primi due giorni del  festival, finora gratuito e finanziato da fonti proprio con alcuni sostegni da parte di enti culturali. “È un modo per far capire al pubblico che i veri artisti vivono della danza e hanno bisogno di essere considerati con rispetto”.

(Céline Camoin)

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