La cooperazione italiana e il ruolo delle diaspore: intervista a Bertrand Mani Ndongbou

di claudia
diaspora

di Maria Scaffidi

Ha 44 anni anni, vive in Italia da quando ne ha 13, si sente italiano ma sulla carta non lo è ancora, e da qualche giorno è il presidente del neonato Coordinamento italiano delle diaspore per la Cooperazione internazionale (Cidci). Bertrand Mani Ndongbou, nato a Yaoundé, in Camerun, e residente a Roma, ci crede ed è pronto a un impegno dai confini ancora da esplorare.

Presidente, perché un coordinamento nazionale e quali sono gli obiettivi?

“Il coordinamento Italiano delle diaspore per la Cooperazione Internazionale ha la vocazione di essere una piattaforma nazionale che riunisca reti, coordinamenti e raggruppamenti di associazioni della diaspora impegnate in azioni di  Cooperazione internazionale e di educazione alla cittadinanza globale. Il coordinamento appena costituito rappresenta nove reti, nate in nove regioni italiane, di oltre 100 associazioni che operano in Africa, in Asia, in America Latina e in Europa.

La nascita del Coordinamento è il risultato di un processo avviato nel 2017 con il  progetto ‘Summit Nazionale delle Diaspore’ –  finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) –  e che ha messo il protagonismo delle Diaspore al centro della Cooperazione italiana. Il Coordinamento si è poi concretizzato nella terza fase di progetto denominata “DRAFT the Future! Towards a Diaspora Forum in Italy”, finanziata dalla Cooperazione Italiana e implementata dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e dall’Associazione Le Réseau.

Bertrand Mani Ndongbou

La Cidci ha come scopo di promuovere le conoscenze e le competenze delle Diaspore sulla Cooperazione allo Sviluppo e avviare percorsi di rappresentanza inclusiva delle Diaspore nella Cooperazione Internazionale, così come previsto dalla Legge 125 del 2014.

Il Cidci riflette il desiderio dei suoi membri di unire le forze con tutte le componenti della società civile italiana, al fine di promuovere l’integrazione delle persone provenienti da contesti migratori internazionali, rafforzare gli scambi tra l’Italia e i loro Paesi d’origine e contribuire allo sviluppo delle loro regioni d’origine”.

Quale può essere il valore aggiunto delle Diaspore nell’economia nazionale, nella società e nella cooperazione?

“Le diaspore pagano tasse, votano e quando sono riconosciute e valorizzate contribuiscono in modo significativo allo sviluppo del Paese d’origine ma anche di quello di residenza. Inclusione, interazione e impegno verso il Paese d’origine non si escludono a vicenda. Il potenziale economico e socio-culturale della diaspora svolge un ruolo essenziale nello sviluppo dei Paesi d’origine dei migranti, i cui trasferimenti di denaro a parenti e conoscenti, così come gli investimenti in piccole imprese, stimolano l’economia locale. Allo stesso tempo, contribuiscono allo sviluppo del Paese ospitante fornendo know-how, conoscenze ed esperienze.

I membri della diaspora si spostano tra due Paesi e conoscono le condizioni di vita di entrambi. Di conseguenza devono svolgere un ruolo sempre più importante nel dibattito sulla futura cooperazione allo sviluppo”.

Come si può concretizzare quella funzione di ponte tra culture, Paesi e società che le diaspore sanno di poter svolgere?

“Bellissima e complessa domanda… Ma la nascita del Cidci è certamente uno degli elementi essenziali per concretizzare quella funzione di ponte tra culture, Paesi e società attraverso il protagonismo delle diaspore… Potrei qui citare i tanti eventi in giro per l’Italia promossi dalla diaspora per promuovere la comprensione reciproca, o ancora le collaborazioni economiche e imprenditoriali… Insomma le organizzazioni che fanno parte delle reti che il Cidci rappresenta sono certamente quel nesso che può creare ponti duraturi con uno sviluppo prospero e duraturo tra l’Italia e i nostri Paesi d’origine”. 

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