Kenya, in equilibrio nello slum

di claudia

di Tommaso Meo – foto di Mauro De Bettio

Una scuola di danza ispira i giovani nella più grande baraccopoli di Nairobi «Tutti hanno il diritto di ballare». Con questa convinzione, dieci anni fa Michael Wamaya, keniano, si metteva a insegnare danza classica ai bambini orfani e vulnerabili che vivevano nelle baracche di Kibera. Oggi la sua scuola è frequentata da centinaia di giovani che sognano un futuro sulle punte

I loro abiti sgargianti contrastano con l’ambiente circostante, color terra e lamiere arrugginite, ma è proprio qui, al centro della sterminata baraccopoli di Kibera, nella capitale del Kenya, che tanti bambini e bambine imparano a sognare ballando, grazie a una scuola di danza molto speciale.

Con due milioni e mezzo di abitanti, Kibera è il più grande slum urbano dell’Africa e uno dei più grandi del mondo. I suoi abitanti rappresentano più della metà della popolazione di Nairobi, occupandone però solo il 5% della sua superficie. La sovrappopolazione e la povertà rendono questo luogo un posto difficile per crescere, per un bambino. Qui molte famiglie non hanno accesso all’elettricità e all’acqua potabile. In tanti vivono con meno di un dollaro al giorno.

Ballerino per necessità

A portare la danza tra gli stretti e polverosi vicoli della bidonville è stato, ormai più di dieci anni fa, Michael Wamaya. Nato in Kenya, è diventato ballerino per caso e per necessità a 13 anni, quando, dopo la morte del padre, ha dovuto aiutare economicamente la sua famiglia. Wamaya ha studiato danza anche in Europa, ma nel 2008, in un momento di crisi e tensioni per il Kenya, ha deciso di tornare in patria per aiutare la comunità locale come poteva: con il ballo.

Wamaya ha iniziato a insegnare danza classica come attività dopo scuola a bambini orfani e vulnerabili che vivono a Kibera.

In mancanza di strutture adeguate, gli spazi di un edificio scolastico sono stati trasformati in studi improvvisati dove i ragazzi ballavano a piedi nudi, saltando su pavimenti di terra battuta spesso sconnessi delle aule e dei cortili. Nel giugno 2017, attraverso raccolte fondi e donazioni Wamaya ha potuto aprire il suo centro di danza, Project Elimu – elimu in kiswahili significa “conoscenza”.

In cerca di fuga

«Gli spazi per i bambini perché possano giocare ed esprimersi si sono ristretti sempre più a causa della crescita della popolazione», spiega Wamaya in un video su YouTube in cui parla del suo progetto. Secondo lui, però, «tutti hanno il diritto di ballare. Tutti hanno il diritto di essere ciò che sono».

Gli insegnamenti di Wamaya e ora il centro di Project Elimu cercano di sopperire alla mancanza sia di spazio sia di opportunità, offrendo un posto sicuro ai bambini e togliendoli in questo modo dalla strada. «Questi ragazzi hanno bisogno di fuggire da tutti i drammi e andare in un posto nuovo, anche se per poco tempo», spiega il maestro di danza.

Nel corso degli anni, la scuola di ballo ha permesso a diversi allievi di ottenere borse di studio e opportunità all’estero. Alcuni hanno anche preso parte alla produzione dello Schiaccianoci al National Theatre di Nairobi. Ma per la maggior parte è importante tenere i piedi per terra. Quello che più interessa al fondatore del centro è infatti il benessere e la crescita personale di chi partecipa ai suoi corsi. «Usiamo la danza soprattutto come strumento terapeutico. Per dar loro fiducia, perché credano in sé stessi, per fargli capire cosa vogliono», chiarisce. Lo confermano le tante testimonianze degli stessi ballerini in erba reperibili online.

Una comunità che cresce

«Qui, la loro mente è a proprio agio. Quando un bambino è a suo agio, la sua mente è libera e creativa», afferma Wamaya. «Ci alleniamo solo due ore al giorno, ma questo trasforma il loro cervello». Il programma di balletto ha l’obiettivo di esplorare il potenziale umano e la creatività degli studenti, portandoli ad aumentare la loro fiducia e autostima. Secondo il fondatore del centro Elimu, la frequenza alle lezioni ha anche ribaltato i tassi di abbandono scolastico e i tassi di gravidanza adolescenziale. Non deve quindi stupire che Wamaya sia stato nominato tra i dieci finalisti del Varkey Foundation Global Teacher Prize 2017, riconoscimento che premia il migliore insegnante del mondo ogni anno. Lui non ha vinto, ma la sua determinazione ha lasciato il segno.

Da qualche tempo il centro non insegna più solo il balletto classico ma anche danza africana, jazz e altre discipline come la boxe e lo skateboard. Project Elimu rimane però soprattutto un luogo sicuro, e gratuito, per i ragazzi dello slum, nonostante a tutt’oggi non benefici di aiuti dello Stato. Inoltre, sottolinea Wamaya, il centro accoglie sempre più anche ragazzi con disabilità. L’impatto sociale della scuola è tale che attorno a Project Elimu si è creata una comunità comprendente molte famiglie e persone del luogo, come i sarti che cuciono scarpette e tutù per i piccoli ballerini. Per questo i saggi pubblici degli allievi sono un momento tanto atteso e partecipato.

Orgoglioso del percorso che sta sviluppando, Wamaya ha le idee chiare e non intende fermarsi. «La vita nello slum è dura, e se ci vorrà il balletto per cambiare le cose quaggiù, lo farò fino alla fine», ha dichiarato in un’intervista. Chi cerca “equilibrio” a Kibera sa dove potrà sempre trovarlo.

L’autore del servizio fotografico, Mauro De Bettio, tra i più affermati fotografi italiani sulla scena internazionale, ha dato vita a Malaika, una fondazione nata per aiutare a nutrire i bambini senzatetto di Nairobi, in Kenya. Per maggiori info visita: malaika-foundation.com

Questo articolo è uscito sul numero 3/2023 della rivista Africa. Per acquistare una copia clicca qui, o visita l’e-shop.

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