In Africa «la ripresa economica post Covid sarà una maratona»

di Valentina Milani
economia congolese

I Paesi africani devono ancora vedere la luce alla fine del tunnel della crisi covid-19, ma devono avviare rapidamente le riforme economiche profonde necessarie per preparare il loro futuro, perché tornare alla situazione pre-pandemica non è più impossibile.

E’ il cuore del messaggio emerso al termine della tavola rotonda di alto livello “Il grande dibattito: il sistema multilaterale era preparato per la crisi del covid-19 e il settore privato ha fatto abbastanza?” tenutasi durante la riunione ministeriale della cinquantatreesima sessione della Conferenza dei ministri delle finanze africani organizzata lunedì scorso dalla Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Uneca).

Mentre la pandemia ha generato un urgente bisogno di un maggiore sostegno internazionale per l’Africa nel quadro di una forma più moderna di multilateralismo, la regione dovrà farsi carico del proprio futuro costruendo un nuovo tipo di partenariato con il settore privato – sia a livello nazionale che internazionale – in modo da garantire i finanziamenti necessari alla loro ripresa economica e mitigare l’impatto a medio e lungo termine della crisi.

Credo che tutti dobbiamo cominciare a pensare a questa come una maratona piuttosto che come uno sprint, e in realtà sarà una maratona che verrà corsa su un terreno accidentato che si modificherà con i cambiamenti delle circostanze globali”, ha detto Masood Ahmed, presidente del Center for Global Development (Cgd) con sede a Washington intervenendo al dibattito.

Nel mondo sviluppato, il lancio delle campagne di vaccinazione e i primi risultati positivi delle misure di mitigazione della crisi economica hanno dato ai Paesi un significativo vantaggio nella corsa all’adattamento al nuovo contesto economico post covid-19. Tuttavia, l’Africa, che è in coda per quanto riguarda l’accesso ai vaccini, e che ha gravemente sofferto la mancanza di fondi per mitigare l’impatto della crisi sanitaria sulle sue economie, appare lontana dalla fine del suo calvario.

Per frenare la diffusione della pandemia tutti i Paesi hanno adottato misure di protezione, che hanno portato di fatto a un ritorno al protezionismo. “Ciò ha portato a una persistente incertezza, nonostante l’arrivo dei vaccini, e ora stiamo parlando della seconda e terza ondata e della comparsa di nuove varianti covid-19”, ha affermato il ministro dell’economia e della ripresa del Gabon, Nicole Roboty.

“Questa situazione potrebbe avere implicazioni significative a medio e lungo termine sullo sviluppo dell’Africa e un impatto molto reale sul resto del mondo, portando gli esperti a chiedere un maggiore sostegno all’Africa”, secondo il direttore dell’Fmi per l’Africa, Abebe Aemro Selassie.

“Penso che la regione dovrà affrontare alcuni anni piuttosto difficili. Ciò che accadrà nei prossimi 5-8 anni in Africa è nel profondo interesse della comunità internazionale. La transizione demografica che si va realizzando nella regione significa che almeno demograficamente – ma anche, a mio avviso economicamente – il 21° secolo è il secolo dell’Africa “, ha aggiunto il direttore africano dell’Fmi.

Selassie ha lodato la recente decisione dei paesi del G7 di imporre nuovi diritti speciali di prelievo (Sdr) a beneficio dei Paesi in via di sviluppo e di quelli vulnerabili al covid-19, una misura che dovrebbe beneficiare i paesi a reddito medio come il Gabon.

Tuttavia, anche in questo caso secondo i ministri delle Finanze africani, il sostegno internazionale all’Africa non può più essere basato sullo stesso modello del passato poiché dovrà avvenire nel quadro di un nuovo tipo di multilateralismo post covid-19 e contribuire ad aumentare il capacità di affrontare le crisi future.

“La prima cosa che dobbiamo riconoscere è che la crisi che stiamo affrontando ora non sarà quella finale. L’attuale sistema multilaterale è stato progettato a metà del XX secolo, come tutti sappiamo, e da allora la realtà è cambiata in modo fondamentale”, ha affermato Arkebe Oqubay, Senior Minister e Special Adviser del primo ministro dell’Etiopia e candidato dell’Africa al posto di direttore generale dell’Unido.

“Ciò di cui l’Africa ha bisogno è un decennio più prevedibile davanti a sé, una risposta globale e regionale unificata e un sistema multilaterale ridefinito. In una situazione imprevedibile come quella attuale, sarà difficile far fronte alla crisi senza risposte coordinate”, ha aggiunto Oqubay.

Oltre al sostegno delle istituzioni internazionali, l’Africa dovrà adottare misure cruciali, soprattutto su temi come i vaccini, il cui accesso avrà decisive implicazioni economiche nel prossimo anno.

(Massimo Zaurrini)

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