I volti nuovi della cultura nera in Italia

di claudia
Marilena umuhoza

Nel mondo della cultura e dell’arte stanno emergendo giovani di talento, orgogliosamente neri, che usano le parole e le immagini per contrastare gli stereotipi e che sono fonte di ispirazione per tanti afrodiscendenti

di Marta Sachy

Nel numero scorso mi ero ripromessa di snocciolare nomi, professioni e ritratti di alcuni afropolitan che vivono nel Bel Paese o con esso hanno relazioni. Da brava antropologa, ho elaborato criteri, categorie e liste. E mi sono fermata.

Raccontare storie di minoranze che generalmente non fanno parte della narrazione quotidiana implica una forte connotazione socio-politica. Per farlo, molte volte bisogna contrastare gli stereotipi negativi dell’immaginario collettivo legati alla nerezza e all’Africa. Ci si affida allora volte al concetto di “eccellenza”. Non è sbagliato, ovviamente, perché per pubblicare qualcosa ci deve essere qualcosa di straordinario, ma mi chiedo a volte se una società debba (ri)conoscere – e includere – solo soggetti minoritari formidabili.

Inoltre, parlare di afropolitan in Italia richiede anche lo sforzo di colmare un vuoto identitario vissuto dagli stessi afrodiscendenti, che non sono rappresentanti nei libri – non esistono persone nere nei libri di favole, nei sussidiari… – e non hanno molte occasioni per rispecchiarsi in “altri come me”.

Questa volta quindi voglio parlare degli afroitaliani che lavorano, per parlare della cultura afrodiscendente in Italia e nel mondo, arricchendo narrazioni, creando e consolidando legami transnazionali per far emergere le pluralità culturali e fornire elementi storici, culturali e sociali concreti in cui molti di noi si possono identificare.

Purtroppo non riuscirò a citarli tutti – e non mi piace essere escludente, ma partendo da loro troverete tantissime altre storie.

Marilena Delli Umuhoza (nella foto di apertura), italo-rwandese, scrittrice e non solo, trasmette su Radio Radicale il suo programma Eccellenze Afrodiscendenti, ospita giornalisti, politici, pittori, esperte di estetica afro, pittori e registi, personalità di spicco che fanno parte del Bel Paese, ma tante volte non vengono viste.

Fred Kudjo Kuwornu, origini ghanesi, è il primo regista italiano afrodiscendente, una figura di riferimento internazionale sul tema pluralismo, inclusione, cinema, media. Il suo primo documentario, Inside Buffalo,narrala storia di una divisione di soldati afroamericani che combatté la Seconda guerra mondiale in Italia. Vive e lavora negli Stati Uniti; produce e dirige documentari come Blaxploitalian (100 anni di Afrostorie nel cinema italiano), incentrato sugli attori neri nel cinema italiano. Dal 2021 tiene anche una piattaforma educativa, blackitalia.info, che ospita voci afroitaliane, nomi di spicco che partendo dalle loro esperienze presentano storie e richiamano a concetti sociologici più ampi tra cui inclusione, razzismo e multiculturalità.

Fred Kudjo Kuwornu

La giovanissima professoressa Angelica Pesarini: dopo anni come docente in Sociologia alla New York University di Firenze, ora insegna all’Università di Toronto nel dipartimento di Studi Italiani. Le sue ricerche si focalizzano sulle dinamiche che interessano gli afroitaliani analizzando sia il passato coloniale sia le comunità afrodiscendenti oggi in Italia. I suoi studi offrono riflessioni trasversali e intergenerazionali su identità meticcia, colonialismo e genere, parlando con il dovuto spessore accademico di concetti storico-culturali che interessano molti afropolitan.

Johanne Africott, haitiana-ghanese e italiana, curatrice e produttrice culturale, dal 2015 gestisce, con altri collaboratori, griotmag.com, uno spazio che produce, raccoglie e amplifica arti, cultura, musica, stile dell’Africa, della diaspora e di altre identità, culture e contaminazioni, contribuendo a raccontare la pluralità delle identità afrodiscendenti; racconta anche storie di afroitalian all’estero.

Sono personalità che offrono storytelling, studi accademici e documentari per rappresentare storie autentiche, inclusive e non stereotipate: presentano la cultura nera, consentendo a persone come me di avere un universo mentale di riferimento su cui riflettere e storie concrete – poco conosciute e raccontate – in cui riconoscersi, ripensarsi e (r)esistere.

Questo articolo è uscito sull’ultimo numero della Rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop

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