Global Rights Nigeria: vittime di violenza quasi raddoppiate nel 2020

di Stefania Ragusa

Mass atrocities, ossia atrocità di massa. È l’espressione che si ritrova nel rapporto che l’organizzazione Global Rights Nigeria ha appena pubblicato per dare conto della violenza registrata nel Paese, rilevando che nel corso del 2020 le vittime di atrocità di massa sono state almeno 4556. Rispetto alle 3188 dell’anno precedente, c’è stato un picco del 43 per cento. L’attacco registrato ancora ieri nel villaggio di Kikwari, nello stato di Kaduna, con una chiesa e due case rase al suolo e due vittime accertate, non rientra nel conteggio ma può dare un’idea della contabilità quotidiana della violenza.

Ma torniamo al rapporto. Secondo l’organizzazione, dei 4.556 morti, 3.858 sarebbero civili, mentre 698 erano poliziotti o soldati. La maggior parte delle atrocità di massa ha avuto luogo nel nord del Paese. Global Rights propone una classifica degli Stati, dominata da Borno (1176 morti). A seguire:  Kaduna (628), Katsina (501),  Zamfara (262) e Niger (254). Niger è lo stato in cui si trova Kagara, dove hanno recentemente assaltato la scuola portando via studenti e insegnanti. Nel nord-ovest gli attacchi sono imputabili soprattutto a banditi organizzati, che rubano il bestiame, fanno rapimenti e violentano le donne.  A nord-est imperversano Boko-Haram e altre fazioni terroristiche.

La cintura centrale, la meddle belt, “è stata teatro di protratti” conflitti tra agricoltori e pastori “, aggravati dal cambiamento climatico, dalla competizione per la terra e l’acqua e dalla proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro. A sud-est , in particolare nello stato di Ebony, imperversano le uccisioni extragiudiziali. Qui i numeri sono bassi in assoluto, ma si è registrato un allarmante incremento relativo di episodi, attribuito dagli analisti locali a una probabile “impennata delle crisi intercomunitarie”.  

Il sud-ovest, dove si trovano Lagos e gli stati di Ogun e Oyo, è stato dominato dagli scontri legati al movimento #End Sars e, ancora, da quelli tra pastori e agricoltori. Nella fascia denominata sud-sud, che riunisce gli stati del delta, troviamo scontri religiosi, rapimenti ed esecuzioni extragiudiziali. Nel golfo di Guinea, infine, si sono intensificate le azioni di cosiddetta pirateria, che sfociano soprattutto in furti e rapimenti.  

Abiodun Baiyewu, direttore esecutivo dell’organizzazione, presentando il rapporto, ha osservato come la Nigeria continui a combattere con «molteplici forme di crimini organizzati manifestati in un clima di insicurezza» oltre a  doversi confrontare con «povertà endemica, un’economia in difficoltà, disoccupazione di massa e il nuovo strato di crisi che Covid19 ha portato nel paese», e ha chiesto un intervento reale e concreto del governo federale e degli stati.

«Questi non sono solo numeri, sono persone / cittadini il cui governo non è riuscito a proteggere e servire», scrive Global Rights Nigeria in un post sulla sua bacheca di Facebook.

(Stefania Ragusa)

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