Giornata internazionale della pace, dall’Onu al Mali richieste di maggiore equità e giustizia

di claudia

Si celebra oggi la Giornata Internazionale della Pace, in occasione della quale il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha rilasciato una dichiarazione per invocare la pace in tutto il mondo facendo appello a un cessate il fuoco mondiale di 24 ore.

Guterres ha detto che “la Giornata di celebrazione di quest’anno arriva in un momento di crisi per l’umanità” a causa della pandemia da covid-19 che ha “gettato il nostro mondo nel caos”. I conflitti stanno andando fuori controllo. Dobbiamo scegliere la pace”, ha detto Guterres nel suo messaggio ripreso anche su Twitter.

Secondo il segretario generale, inoltre, l’emergenza climatica sta peggiorando. Ha detto che la disuguaglianza sta crescendo e la povertà sta peggiorando sottolineando che “la sfiducia e la divisione stanno allontanando le persone in un momento in cui la solidarietà e la collaborazione sono più che mai necessarie”. La pace – ha detto – è anche fondamentale per fornire urgentemente vaccini e trattamenti salvavita per il covid-19 in quelle nazioni che sono afflitte dai conflitti, molte delle quali si trovano in Africa. “Abbiamo bisogno di pace per riprenderci dalla pandemia e ricostruire sistemi e vite distrutte. Abbiamo bisogno della pace per equilibrare e ridurre le disuguaglianze. Abbiamo bisogno di pace per trasformare la fiducia nell’altro e la fede nei fatti e nella scienza. E abbiamo bisogno di fare pace con la natura per guarire il nostro pianeta, costruire un’economia verde e raggiungere i nostri obiettivi di emissioni nette zero”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite.

Secondo uno studio dell’Africa center for strategic studies pubblicato a giugno, l’Africa sta vivendo un altro anno record di spostamenti forzati dovuto principalmente proprio ai conflitti in corso nel continente. Più di 32 milioni di africani sono sfollati interni, rifugiati o richiedenti asilo, rispetto ai 29 milioni di un anno fa. Dieci Paesi africani rappresentano l’88 per cento (28 milioni) di tutti gli sfollati forzati del continente. Ognuno di questi dieci Paesi di origine è in conflitto, si legge nel report. Di questi 32 milioni di sfollati forzati, tre quarti sono sfollati interni. Questo significa – precisa lo studio – che la maggior parte degli africani sfollati sono fuggiti verso il primo rifugio sicuro. A volte questo comporta l’attraversamento di un confine ma il più delle volte no. 

Tra gli eventi previsti oggi nel continente africano per celebrare la Giornata Internazionale della Pace, va segnalata la cerimonia che si terrà presso il Centro internazionale delle conferenze di Bamako (Cicb) nella capitale del Mali, Paese che dal 2021 sta affrontando una grave crisi di sicurezza alimentata da rivendicazioni separatiste e attacchi terroristici. La stampa locale ricorda che la cerimonia coincide con la fine di una campagna di sensibilizzazione comunitaria organizzata dalla Missione delle Nazioni Unite che si è svolta in collaborazione con l’Associazione delle Nazioni Unite del Mali, nei sei comuni di Bamako, dal 2 all’11 settembre, sotto il tema “Rialziamoci per un Mali più equo e sostenibile”.

Il crescente stato di insicurezza in Mali è testimoniato anche dal fatto che più persone sono state rapite in Mali nei primi otto mesi del 2021 che in qualsiasi altro anno documentato dall’Armed conflict location and event data project (Acled) secondo il quale il Paese ha registrato 935 rapimenti dal 2017, di cui 318 da gennaio di quest’anno. E mentre in passato le vittime erano per lo più stranieri, ora i maliani affrontano il rischio maggiore. I rapimenti sono eseguiti per motivi diversi e da una varietà di autori. Molti casi sono attribuiti a gruppi jihadisti (46,6 per cento tra gennaio 2012 e luglio 2021), secondo Acled. L’epicentro della crisi dei rapimenti del Mali si è inoltre spostato negli ultimi anni dal nord al centro. Il 62 per cento per cento dei rapimenti registrati da Acled dal 2017 ha avuto luogo nelle regioni centrali di Mopti e Ségou.

Oltre alla minaccia jihadista, che continua a perpetrare attacchi, a rendere poroso lo stato della sicurezza nel Paese è la stagnante transazione politica in atto da quando il colonnello Assimi Goita ha guidato, con un pugno di altri militari, il colpo di Stato che ha messo fine al mandato dell’ex presidente Ibrahim Boubakar Keita il 18 agosto 2020. Da quel omento ha ricoperto la carica di vicepresidente della transizione dal 25 settembre 2020, sotto il presidente di transizione Bah N’Daw, che ha rovesciato il 24 maggio in seguito a una disputa su un rimpasto ministeriale. Da allora, ha ricoperto la carica di presidente impegnandosi a rispettare la tabella di marcia concordata con la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, che dovrebbe portare a elezioni generali entro 18 mesi dal 15 settembre 2020.

Foto di apertura: pixel2013, pixnio.com

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