Forum alternativo dell’acqua, “no alla mercificazione”

di Enrico Casale

Il “tentativo da parte dei privatizzatori dell’acqua di mercificare l’acqua in Africa” è “il più grande ostacolo all’accesso universale nel continente”. Lo denuncia l’Oworac (Our Water Our Right Africa Coalition), rete di attivisti provenienti da Camerun, Gabon, Ghana, Kenya, Mozambico, Nigeria, Senegal e Uganda, in occasione del Forum alternativo dell’acqua (Fame 2022) che come ad ogni edizione del Forum mondiale dell’acqua, si svolge in parallelo e raggruppa esponenti della società civile e attivisti altermondialisti.

di Céline Camoin

La Coalizione Oworac è contraria alle “false soluzioni” sposate dal World Water Forum  che si tiene a Dakar, la capitale senegalese, “dove lo schema di privatizzazione dell’acqua della multinazionale Suez sta deludendo comunità e lavoratori”.

L’Oworac e atri attivisti che partecipano al Fame 2022 riconoscono che la lotta per l’acqua è una lotta intersezionale e internazionalista “che ha bisogno di un solido orientamento anticapitalista, centrato sulle persone, e femminista”. Chiedono inoltre ai governi e ai rappresentanti pubblici di smettere di utilizzare il modello neoliberista di recupero totale dei costi per i servizi idrici e di rompere i legami con le aziende che cercano di trarre profitto dall’acqua.

Nel 2021 la coalizione ha denunciato la spinta aggressiva delle multinazionali private dell’acqua come Veolia e Suez, supportata da istituzioni finanziarie internazionali e consentendo ai governi di assumere il controllo dei sistemi idrici africani con l’unico scopo di trarre profitto senza ricorrere all’acqua come diritto umano.

Africa Must Rise and Resist Water Privatisation, una pubblicazione dell’Oworac pubblicata durante la Settimana africana di azione contro la privatizzazione dell’acqua, tenutasi dal 10 al 15 ottobre 2021, insiste sul fatto che la privatizzazione del settore idrico, compresi quella sostenuta dalla Banca Mondiale, continui a minacciare vite, mezzi di sussistenza, sicurezza alimentare, cultura, salute, istruzione e integrità degli ambienti naturali in Africa.

“La privatizzazione renderà impossibile per il continente raggiungere l’obiettivo di sviluppo strategico 6 che sostiene la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici per tutti entro l’anno 2030”, afferma la rete.

L’Oworac ha identificato vari esempi di progetti di privatizzazione dell’acqua falliti nel continente e in tutto il mondo, sottolineando che la privatizzazione dell’acqua come soluzione al problema della disponibilità di acqua in Africa minaccia l’accesso universale. “Un esempio di questi fallimenti è in Camerun, dove il governo si è ritirato da un accordo di privatizzazione fallito. Sfortunatamente, lo stesso governo sta ora valutando la possibilità di intraprendere un altro accordo di privatizzazione condannato con il pretesto della mancanza di finanziamenti pubblici per la società di servizi idrici”.

“In Gabon, una privatizzazione sostenuta dalla Banca Mondiale è stata segnata da continui fallimenti, tra cui un servizio scadente e persino un focolaio di tifo nella capitale. Quando il governo ha posto fine a questo accordo di privatizzazione con la multinazionale Veolia, la società lo ha portato all’arbitrato internazionale, con lo stato che alla fine ha pagato decine di milioni di euro in un accordo. Ora, il governo sta esplorando la ri-privatizzazione del settore”.

Dopo aver posto fine a un programma di privatizzazione dell’acqua urbana a lungo termine che non ha soddisfatto le aspettative della popolazione, nel 2021 il governo del Mozambico ha approvato un programma di privatizzazione ad ampio raggio che coprirebbe 19 grandi aree urbane. La società civile mozambicana è profondamente contraria alla cattura da parte delle multinazionali del settore idrico.

Gli attivisti nigeriani dell’Oworac continuano anche a resistere al modello di privatizzazione dell’acqua nel Paese promosso dalla Banca Mondiale, con la formula di Partenariato pubblico privato (Ppp) “dal suono più innocente ma altrettanto insidioso”. Anche Ghana, Kenya, Senegal e Uganda sono Paesi in cui incombe la minaccia della privatizzazione.

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