Egitto, “il clima è un problema esistenziale, non si torna indietro”

di claudia
cambiamenti climatici

di Simona Salvi

Il Cairo auspica che la guerra in Ucraina e i suoi effetti nel mondo non inducano i leader mondiali a non rispettare gli impresi presi per affrontare i cambiamenti climatici, perché “è un problema esistenziale e non c’è modo di evitarlo”. È quanto ha detto il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, in un’intervista concessa a Bloomberg Tv a pochi giorni dall’avvio a Sharm El-Sheikh, il 6 novembre, della Conferenza Onu sul clima (Cop27).

Il ministro si è detto comunque ottimista sul fatto che “le parti continueranno a comprendere la gravità della crisi ambientale e che non c’è modo per evitare di fare ciò per cui ci siamo impegnati”.

“Non c’è alcuna possibilità per i Paesi o le parti di tornare sui propri passi a causa dell’impatto” della crisi, ha rimarcato Shoukry. “Se raggiungiamo un punto di non ritorno, penso che non saremo allora in grado di parlare di sicurezza in alcun senso – ha aggiunto – la situazione globale continuerà a deteriorarsi e ne vedremo le conseguenze molto devastanti, come è avvenuto di recente in Pakistan”.

La Cop di quest’anno si concentrerà in particolare sull’attuazione delle promesse contenute nell’accordo di Parigi, inclusa la riduzione delle emissioni. In base all’intesa del 2015, i Paesi sviluppati avevano accettato di fornire circa 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo a finanziare una transizione verso l’energia rinnovabile e ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Ma i finanziamenti non sono arrivati tutti: stando all’ultimo rapporto Ocse, nel 2020 i Paesi sviluppati hanno garantito circa 83,3 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima, con un aumento di 4,9 miliardi di dollari rispetto al 2019. E la cifra di 100 miliardi dovrebbe essere raggiunta solo nel 2023.

Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry

Nell’intervista a Bloomberg, Shoukry ha tenuto a rimarcare che “la stragrande maggioranza dei Paesi in via di sviluppo ha messo in evidenza l’importanza che viene riconosciuta alla questione delle perdite e dei danni, alla questione della mitigazione e alla necessità di finanziamenti che consentano di potersi assumersi le proprie responsabilità e combattere il cambiamento climatico”. Anche perché, pur essendo quelli che producono meno emissioni,  sono però i più colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Per questo, ha concluso il ministro, “hanno certamente bisogno di proseguire per realizzare i loro obiettivi di sviluppo e di farlo in un modo che sia veramente equo”, ma per farlo “hanno bisogno del sostegno delle nazioni sviluppate”.

Uno degli appuntamenti della Cop27, a cui il 9 novembre parteciperanno il direttore del Fondo monetario internazionale e l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione e la finanza, sarà appunto dedicato allo sviluppo “di strumenti di finanziamento innovativi e agevolati al fine di ridurre i costi della transizione verso un’economia verde”, stando a quanto reso noto dal ministero delle Finanze egiziano. 

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