Egitto: al-Sisi verso rielezione, tra guerra a Gaza e crisi

di Valentina Milani

Alle prese con una gravissima crisi economica interna e con la guerra a Gaza ai suoi confini, l’Egitto, il terzo Paese più popoloso dell’Africa, questo fine settimana andrà alle urne per scegliere il proprio presidente. Il voto, secondo tutte le previsioni, non riserverà sorprese e dovrebbe confermare per un terzo mandato l’attuale capo di Stato, Abdel Fattah al-Sisi, che si presenta come indipendente, ma è sostenuto da quasi tutto l’arco politico.

Al-Sisi, salito al potere dieci anni fa attraverso un colpo di Stato, aveva promesso nel 2018 di non gareggiare nuovamente per la rielezione e quest’anno, fino a poche settimane dal voto, non aveva annunciato ufficialmente la sua ricandidatura. A sfidarlo questa volta saranno in tre: Farid Zahran, leader del Partito socialdemocratico all’opposizione, Abdel Sanad Yamama, capo del più antico partito liberale egiziano, l’ Al-Wafd, e Hazem Omar, del Partito repubblicano popolare. Ogni candidato ha un simbolo elettorale: il presidente al-Sisi ha scelto la stella, mentre Zahran ha scelto il sole, Yamama la palma e Omar ha la scala.

L’unico sfidante credibile per al-Sisi, l’ex deputato e giornalista, Ahmed al-Tantawi, non ha raggiunto invece i consensi necessari per presentarsi dopo che la sua campagna è stata ostacolata dal governo, secondo quanto da lui denunciato. Al-Tantawi sta affrontando un processo penale insieme a 22 dei suoi attivisti per aver diffuso moduli di appoggio non autorizzati, tra le altre cose. Si è ritirata dalla corsa nelle scorse settimane anche Gameela Ismail, presidente del partito Al-Dostour ed ex giornalista.

Le elezioni presidenziali si svolgeranno dal 10 al 12 dicembre in 9.376 seggi elettorali a livello nazionale. Dall’1 al 3 dicembre si sono svolte le votazioni all’estero presso le sedi delle missioni diplomatiche egiziane in 121 Paesi. Il risultato finale sarà reso noto il 18 dicembre se non sarà richiesto il ballottaggio.

L’Autorità elettorale nazionale (Nea) ha consentito a 24 ambasciate, 67 diplomatici, 220 osservatori internazionali, 22.340 locali e 68 organizzazioni locali di monitorare il voto inizialmente previsto per il 2024, ma anticipato a settembre alla fine del 2023. La Nea ha inoltre concesso l’accesso a 4.218 addetti ai media provenienti da diversi organi di informazione a livello locale e internazionale per coprire il voto. I maggiorenni aventi diritto al voto all’interno e all’esterno del Paese hanno superato i 65 milioni su una popolazione di oltre 105 milioni.

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