Dopo lo schiaffo della giunta nigerina, la Tunisia teme ora un afflusso di migranti

di claudia
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di Céline Camoin

La Tunisia teme un afflusso di migranti subsahariani provenienti da Niger, come conseguenza della recente eliminazione, da parte della giunta di Niamey, di una legge volta a contrastare il traffico illecito di migranti. Secondo alcuni osservatori, questo gesto del capo della giunta golpista non è altro che un altro colpo inflitto a Bruxelles, che dal 26 luglio condanna il colpo di Stato contro il presidente Mohamed Bazoum, tuttora detenuto con la moglie e il figlio nella sua residenza.

Il sito tunisino African Manager affronta la questione con un titolo allarmista: “Presto la Tunisia sarà inondata da migranti subsahariani!” e sottolinea che oltre alla Tunisia, sarà anche l’Europa a subire le conseguenze di questa decisione di Niamey.

Adottato il 26 maggio 2015, ricorda InfoMigrants, il provvedimento vietava il “traffico illecito di migranti”, cioè l’atto di “assicurare, al fine di trarre direttamente o indirettamente un vantaggio economico o un altro vantaggio materiale, l’ingresso illegale – in Niger – di una persona che non è né cittadina né residente permanente”. Le persone sospettate di aver preso parte a questo traffico erano punite con la reclusione da cinque a dieci anni e con multe tra 1.500 e 7.600 euro.

Queste attività avevano però un notevole impatto positivo sulle attività commerciali nel nord del Niger, uno dei motivi che ha spinto la giunta ad abrogarla.

Otto anni fa, la Legge 2015-36 metteva fine a un’organizzazione ben strutturata: i migranti, provenienti soprattutto dall’Africa occidentale, entravano in Niger attraverso i suoi confini meridionali per raggiungere Agadez, al nord del Paese. Ogni lunedì diverse decine di veicoli, a volte quasi 200, partivano verso il deserto, trasportando bestiame e passeggeri, dice una fonte francese. Scortati dall’esercito fino al confine libico, i convogli erano sinonimo, per chi li attraversava, di grandi speranze e, per gli abitanti di Agadez, di una boccata d’aria fresca.

La legge del 2015 ha interrotto queste attività. E secondo associazioni che lavorano per la protezione dei migranti, questi ultimi, privati ​​dalle rotte ufficiali, sono stati spinti a intraprendere altre vie di esilio, più remote e più pericolose.

La Legislazione era stata sviluppata di concerto con l’Unione Europea, finanziata in parte da un fondo specifico della Commissione Europea, chiamato “Fondo fiduciario di emergenza dell’Unione europea per l’Africa”, creato nel novembre 2015 al vertice della Valletta, a Malta. All’epoca, il presidente del Niger Mahamadou Issoufou si era impegnato fermamente a favore di questa cooperazione. La legge che criminalizza il traffico di migranti è stata uno dei suoi strumenti principali.

Con il nuovo provvedimento della giunta militare nigerina – scrive African Manager – Tunisia e Libia sono in allerta di fronte alla prevedibile ondata migratoria.

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), attualmente la Libia ospita più di 700.000 migranti illegali. La Tunisia, dal canto suo, ne conta circa 100.000, la stragrande maggioranza dei quali sono paesi di transito verso l’Europa. E tutto fa pensare che l’abrogazione della legge del 2015 porterà ad un aumento esponenziale di queste cifre, prevede Atalayar.

Per diversi anni il Niger è stato uno scalo fondamentale per i migranti sub-sahariani. I suoi confini di oltre 5.500 km condivisi con sei Stati confinanti pongono il paese al centro della maggior parte delle rotte migratorie della regione verso l’Europa. Il Niger accoglie anche gli esuli fuggiti dalla Libia o espulsi dall’Algeria.

Da gennaio a settembre 2023, secondo l’Oim sono entrati in Niger 52.643 migranti e ne sono partiti 64.520. Dal 2016 più di quattro milioni di migranti hanno attraversato il Paese.

Dal 26 luglio la situazione si è complicata per queste migliaia di esuli in transito, bloccati nel Paese a causa della chiusura delle frontiere decisa all’indomani del golpe. “I servizi a cui i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati avevano precedentemente accesso non funzionano più, o non più come prima”, ha ammesso a settembre Emmanuel Gignac, rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), a InfoMigrants.

Tanto più che le “espulsioni regolari e massicce” dall’Algeria non si fermano, avverte a fine ottobre il collettivo Alarme Phone Sahara: tra il 26 luglio e il 18 ottobre 2023, almeno 5.012 persone sono state espulse dall’Algeria e portate alla frontiera con Niger, in mezzo al deserto. Dal 1° gennaio la rete di assistenza ai migranti in difficoltà conta complessivamente 24.698 persone.

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