Dal Lesotho un film di successo

di claudia

Oggi vi presentiamo un film del regista Lemohang Jeremiah Mosese, “This is Not a Burial, It’s a Resurrection”. Una favola magico-realistica fra tradizione e progresso, candidato all’Oscar 2021 per il Lesotho.

di Annamaria Gallone

Ritorno oggi su un film africano del quale ho parlato brevemente tempo fa: THIS IS NOT A BURIAL, IT’S A RESURRECTION di Jeremiah Mosese realizzato nella settima edizione 2018-2019 di Biennale College Cinema e già candidato all’Oscar 2021 per il Lesotho. Il film è stato appena accolto su Criterion Channel, il servizio streaming della prestigiosa Criterion Collection dedicata a classici restaurati e opere contemporanee, e definita dal regista Wes Anderson il “Louvre dei film”.

Già indicato come un “punto di riferimento nel cinema africano” – è stato inoltre recentemente inserito fra i migliori film visti nel 2021 dal sito web RogerEbert.com, la rivista online fondata dal grande critico statunitense scomparso e proseguita dai critici che si riconoscono nel suo lavoro.

La trama

La storia è ambientata in un piccolo villaggio del Lesotho, situato tra le montagne dove una vedova ottantenne, Mantoa, attende il ritorno del suo unico figlio, un operaio immigrato che lavora in una miniera di carbone sudafricana. È Natale e la madre attende con trepidazione il suo ritorno, quando le viene riferito che è morto in un incidente in miniera. Sconvolta dall’improvvisa notizia di questa prematura scomparsa, la donna si sforza di trovare un senso alla propria esistenza, ma, totalmente smarrita, perde ogni contatto con il mondo esterno. Niente riesce a consolarla e, consumata dal dolore, il suo desiderio di morire e ricongiungersi con la sua famiglia cresce costantemente. Vuole essere sepolta nel cimitero locale, insieme ai suoi cari, perciò sbriga in fretta i suoi affari e sistema le cose per la propria sepoltura. I suoi piani vengono però interrotti quando apprende che il villaggio verrà mobilitato a forza e ricollocato a causa della costruzione di un bacino idrico. L’area verrà inondata e il cimitero profanato. Mantoa non può accettare questa realtà: vuole difendere il patrimonio spirituale della comunità, la sua risolutezza è incrollabile e innesca nella sua gente uno spirito collettivo di sfida. Nei drammatici momenti conclusivi della sua vita, nasce la leggenda di questa anziana eroina, destinata a rimanere eterna.

L’attrice veterana Mary Twala Mhlongo interpreta magnificamente una donna che combatte la sua ultima e più importante battaglia. 

Il regista commenta: “ancora oggi conosco ogni aspetto della casa di mia nonna: le pareti, il tetto di paglia, l’odore delle querce dopo la pioggia. Presto tutto questo non ci sarà più, presto la casa sarà abbattuta e inondata, e l’acqua verrà incanalata nel cuore del Sudafrica. Intere comunità verranno cancellate in nome del progresso. Dimenticate in una marcia senz’anima verso il futuro. Non sono a favore o contro il progresso, sono più interessato a mettere in discussione gli aspetti psicologici, spirituali e sociali che lo accompagnano. Vecchio e nuovo. Nascita e morte. Una reverenza sacra nei confronti della terra. Attraverso gli occhi di Mantoa, vediamo che c’è una grande oscurità da affrontare, ma alla fine questa è una storia sulla capacità di resistenza e recupero dello spirito umano”.

Questa favola magico-realistica fra tradizione e progresso ci guida attraverso un mondo in cui i morti coesistono con i vivi. Lo scrittore/regista Lemohang Jeremiah Mosese realizza con il suo film una meditazione sulla vita, la morte e il potere dello spirito umano. 

Sono molto felice del successo di questo film africano (anche tanti altri lo meriterebbero!) e mi auguro sia presto visibile in Italia, se non altro su qualche piattaforma.

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