Cop22, continua la lotta contro i cambiamenti climatici. Per l’Africa, una battaglia vitale

di Enrico Casale
siccità

fabbriche inquinanti«I pericoli dei cambiamenti climatici sono ora più grandi che mai. È giunto il momento di agire assieme per proteggere il nostro pianeta con più determinazione di prima. Il tempo è contro di noi. Non abbiamo un piano b, perché non abbiamo un pianeta b». Ban Ki-moon, Segretario generale delle Nazioni unite non poteva essere più chiaro sull’emergenza ambientale che vive il nostro pianeta. Nel discorso che ha tenuto a Marrakesh, in Marocco, alla conferenza mondiale sul clima (Cop22, che si conclude oggi) ha messo i politici presenti davanti alle loro responsabilità. «Nessun Paese – ha aggiunto – può ritenersi immune dai cambiamenti climatici, indipendentemente da quante risorse o potere abbia. Per questa ragione, l’accordo di Parigi ha raccolto un consenso così alto. Se agiamo ora, abbiamo tutto da guadagnare». Il frutto dell’edizione dello scorso anno della conferenza è stato un accordo con cui gli Stati si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra nell’ambiente, responsabili del riscaldamento climatico e, quindi, di gravi danni agli ecosistemi.

Anche Unione europea, Cina e Stati Uniti hanno ribadito che dall’intesa di Parigi non si torna indietro. «Anche se stiamo entrando in acque sconosciute – ha dichiarato il Commissario europeo sul clima, Miguel Arias Cañete -, vi assicuro che l’Unione europea starà salda su un terreno traballante». Xie Zhenhua, il delegato cinese, non solo ha confermato l’impegno di Pechino per l’ambiente ma ha sollecitato le parti «ad accelerare il mantenimento dei loro impegni». Molta attesa e curiosità c’era per la posizione degli Stati Uniti dopo l’elezione alla Presidenza di Donald Trump. In campagna elettorale, il neo Presidente ha più volte detto che il surriscaldamento climatico non è un problema e che gli Usa sarebbero tornati a sfruttare petrolio e carbone. Il Segretario di Stato americano, John Kerry, ha però dichiarato che «la maggioranza degli statunitensi sa che i cambiamenti climatici sono reali e intende mantenere gli impegni».

scioglimento ghiacciaiL’impegno per contrastare il surriscaldamento è particolarmente importante per l’Africa. Nel continente, il riscaldamento è stato forte negli ultimi decenni. A causa di questo fenomeno, scompaiono ogni anno quattro milioni di ettari di foreste con una media doppia rispetto al resto del mondo, mentre il 50% dei ghiacciai in Uganda si sta ritirando. Se questo fenomeno dovesse continuare, gli effetti sarebbero sempre più devastanti. Si calcola che, nell’Africa Sub-Sahariana, un riscaldamento tra 1,5 e 2 gradi centigradi implicherebbe nel decennio 2030-2040 una perdita del 40-80% della terra coltivata. Se il riscaldamento dovesse raggiungere i 4 gradi centigradi, entro il 2080, le precipitazioni annue diminuirebbero del 30% in Africa australe, anche se aumenterebbero in Africa orientale, con il probabile avvio di processi migratori conflittuali.

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