Ciad – Raid aerei francesi contro i ribelli dell’Ufr

di Enrico Casale
Mirage 2000

Lo Stato maggiore francese conferma di aver effettuato, tra il 3 e il 6 febbraio, raid aerei nel Ciad nordorientale per fermare l’incursione di una colonna armata. Interventi realizzati «per rispondere alle richieste delle autorità del Ciad».

«Partita della Libia, la colonna armata, inizialmente forte di una cinquantina di mezzi, non ha risposto agli avvertimenti e ai raid delle forze aeree ciadiane il 1° e il 2 febbraio e poi a quelli dell’Aeronautica francese il 3 febbraio. Di fronte a questa situazione, le autorità ciadiane e francesi hanno deciso di intervenire più massicciamente con azioni portate da Mirage 2000 il 5 e 6 febbraio», si legge nella dichiarazione dello staff francese, che prosegue: «L’azione del Mirage 2000 della base di Ndjamena, supportato da un drone Reaper, ha permesso di mettere fuori combattimento circa venti pickup».

L’obiettivo di queste azioni è contrastare l’incursione della colonna armata in territorio ciadiano che avrebbe potuto destabilizzare il Paese.

Lo staff delle forze armate non fa riferimento al fatto che la colonna colpita faceva parte dell’Unione delle forze di resistenza, un movimento ribelle ciadiano guidato da Timan Erdim, nipote del presidente Déby.

Ma da parte sua, il portavoce in Europa dell’Ufr, Youssouf Hamid, afferma che, secondo lui, l’esercito francese ha condotto quattro raid lunedì, altri tre martedì e almeno 8 mercoledì. Tutto nella zona di Amdjarass, nella regione di Ennedi. Denuncia «interferenze inaccettabili» da parte della Francia negli affari del Ciad.

Il portavoce segnala diversi morti e feriti tra le fila dell’Ufr. Anche il danno materiale è ingente. Questo non ostacola la determinazione del gruppo. «Continueremo ad avanzare verso N’Djamena», ha affermato Youssouf Hamid. L’obiettivo, dice, è creare «un governo di transizione che riunisca tutte le forze del Paese» e «di organizzare le elezioni». Altrimenti, non ci sarà – secondo l’Ufr – alcuna possibile riconciliazione nazionale.

Il movimento armato non è al suo primo tentativo. Già nel 2008, l’Ufr aveva guidato un’incursione dal Sudan. I suoi combattenti erano arrivati ​​alle porte di Ndjamena prima di essere respinti in extremis dal regime.

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