Camerun, smentita la mediazione del Canada nel conflitto delle regioni anglofone

di claudia

Il governo del Camerun, secondo il giornale Cameroon Tribune, ha dichiarato di non aver chiesto a nessun Paese di mediare nella disputa con i separatisti anglofoni nel Noso. Il quotidiano filo governativo ha citato un comunicato stampa firmato dal ministro delle Comunicazioni del Paese, Rene Sadi, secondo il quale il Camerun non ha affidato ad alcun Paese straniero o organizzazione esterna il ruolo di mediatore o facilitatore per risolvere la crisi.

È “deludente ma non sorprendente” la smentita del governo camerunese in merito alla mediazione canadese per risolvere il conflitto nelle regioni anglofone del Nord-Ovest e del Sud-Ovest del Camerun (Noso). È il parere di Tibor Nagy, ex segretario di Stato americano incaricato dell’Africa, sempre molto attento alla questione del conflitto camerunese tra lo Stato e le fazioni secessioniste. Su Twitter, Nagy scrive che l’atteggiamento di Yaoundé “mostra la divisione all’interno del regime di (Paul) Biya e indica i vari posizionamenti in vista del periodo post-Biya”, leader ultranovantenne ai comandi da 40 anni. La smentita delle trattative con il Canada è anche, secondo Nagy, “la triste indicazione che nessun cambiamento volontario è probabile da parte del regime senza un’enorme pressione”.

Tali affermazioni contraddicono l’annuncio della ministra degli Esteri canadese, Mélanie Joly, che ha affermato di aver già tenuto tre incontri in Canada con rappresentanti del governo del Camerun. “Siamo in contatto con le parti e il nostro precedente comunicato stampa è ancora valido, ha scritto il portavoce del ministro”, Adrien Blanchard.

La ministra Joly ha annunciato venerdì scorso che Ottawa ha accettato un mandato dal governo camerunese e da alcuni gruppi separatisti per aiutarli a raggiungere una soluzione politica al conflitto.

Quasi 800.000 persone sono state sfollate lì a causa del conflitto su come dovrebbe essere governata la regione occidentale del paese, in gran parte anglofona. Questo conflitto ha ucciso più di 6.000 persone dal 2017 e lasciato 600.000 bambini senza pieno accesso all’istruzione. 

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