Camerun, nuova bufera sullo stadio di Olembé

di claudia

Torna alla ribalta in Camerun il fascicolo “stadio della discordia”. Si tratta del grande complesso sportivo di Olembé, alla periferia di Yaoundé, che in extremis ha ospitato le partite più importanti dell’ultima coppa d’Africa delle nazioni (Can). Secondo ActuCameroun, l’azienda Magil, incaricata di completare i lavori – subentrata all’italiana Piccini su sfondo di disaccordi – ha annunciato la rescissione unilaterale del contratto e la presentazione di un esposto all’arbitrato internazionale.

Il sito d’informazione pubblica una comunicazione del ministero dello Sport riferendo che la Magil construction corporation ha comunicato le proprie intenzioni lo scorso 6 dicembre. Il ministero sottolinea che la decisione “non è sorprendente” e che dopo la firma del contratto la Magil aveva già dimostrato intenzioni malsane. Accusa l’azienda di aver rifiutato, fino a dicembre 2021, nonostante numerosi solleciti, di fornire un chiaro monitoraggio del progetto.

Il ministero ricorda che al momento dell’entrata in azione della Magil, lo stadio principale, il centro commerciale, l’albergo e due stadi minori per l’allenamento erano già stati costruiti, e accusa addirittura la Magil di non aver completato alcuna delle componenti lasciate dalla Piccini. L’impresa viene accusata di aver usato stratagemmi per gonfiare le fatture e rallentare i lavori, e di aver agito in una logica di ricatto.

Il governo intende pertanto chiedere all’impresa la restituzione dell’anticipo versato prima dell’avvio lavori e di un prestito del valore di 4 miliardi di franci Cfa (6 milioni di euro).

Una volta approvato il progetto di realizzazione di questo stadio, nel 2015 la costruzione era stata affidata al gruppo italiano Piccini, per una commessa da 163 miliardi di franchi Cfa, quasi 250 milioni di euro. Alla fine del 2019 Piccini venne sostituita dal gruppo canadese Magil, che chiede altri 55 miliardi di Cfa, 82 milioni di euro. Fonti camerunesi informate sulla questione hanno denunciato spesso a InfoAfrica l’opacità che circonda il progetto e le somme di denaro astronomiche sprecate per la realizzazione dell’infrastruttura.

In un articolo di qualche mese fa su AfriqueXXI, Laurent Duarte, segretario esecutivo del movimento Tournons la page (Tlp), ricorda i conflitti sono susseguiti dal 2017 attorno alla realizzazione dello stadio. “Sfrattate senza mezzi termini, le popolazioni limitrofe del distretto si sono opposte alle autorità pubbliche durante lo scavo del sito da parte della società francese Razel-Bec. Il risarcimento per le famiglie danneggiate è stato ritardato. Superate le tensioni con le comunità limitrofe, è stato con l’operatore dei lavori che il Ministero dello Sport e dell’Educazione Fisica ha avuto un problema. A dicembre 2019 il ministero  ha rotto il contratto firmato con Piccini e lo ha affidato al gruppo canadese Magil, a causa di ritardi e disaccordi sul prefinanziamento dei lavori”. Anche questa scelta fa discutere perché la Magil, già impegnata nella riabilitazione dello stadio di Douala – anche questo un progetto molto costoso – “compare nell’elenco Paradise Papers 4, con una holding registrata alle Barbados. Il suo vicepresidente, il francese Franck Mathière, è stato imprigionato in Ucraina alla fine del 2020, a seguito di una richiesta di estradizione emessa dalla Nigeria per riciclaggio di denaro”. I suoi legali, spiega Duarte, hanno ottenuto la sospensione dell’avviso rosso dell’Interpol che lo riguardava, che gli ha permesso di lasciare l’Ucraina e di seguire l’andamento del procedimento in Camerun.

Condividi

Altre letture correlate: