Fuga (e saccheggio) di sanitari dall’Africa

di claudia
medici, infermieri

di Claudia Volonterio

Un’emorragia di medici, infermieri e personale sanitario sta lasciando l’Africa ad una velocità sempre più preoccupante. La fuga di cervelli interessa principalmente Paesi come lo Zimbabwe, la Nigeria e il Kenya, ma riguarda anche Ghana e Sudafrica, colpiti negli ultimi due anni da perdite di personale che preferisce recarsi in Europa, in particolare nel Regno Unito, dove gli stipendi sono più alti. I numeri sono allarmanti: si parla di più di quattromila professionisti tra medici e infermieri emigrati dallo Zimbabwe solo nel 2021 e di cinquantasettemila infermieri emigrati negli ultimi cinque anni dalla Nigeria.

Sono sempre di più i medici e gli infermieri che fuggono dall’Africa alla ricerca di un futuro professionale migliore nei paesi anglosassoni, dove c’è carenza e il personale viene accolto calorosamente con uno stipendio che non ha confronti con il Paese d’origine. Analizzando la situazione di alcuni paesi africani in particolare, non si può non citare lo Zimbabwe. Il Paese dopo l’indipendenza, raggiunta nel 1980, aveva conquistato una sanità il più accessibile per tutti, addirittura gratuita per coloro che vivevano con guadagni inferiori a un minimo. A questo si era aggiunto un miglioramento delle strutture sanitarie distrutte durante la guerra e l’introduzione di profilassi sanitarie obbligatorie per l’immunizzazione dei bambini e delle donne incinte. Oggi la situazione è ben diversa: manca il personale, le attrezzature sono spesso fatiscenti e quelle rotte non vengono riparate. Questo, oltre agli stipendi, è uno dei motivi che porta a migrare. Più di quattromila professionisti tra medici e infermieri sono emigrati dallo Zimbabwe nel 2021. Il settore è fortemente in crisi e i lavoratori hanno cominciato a farsi sentire: nel giugno dell’anno scorso medici e infermieri hanno scioperato per chiedere che gli stipendi fossero corrisposti in dollari statunitensi invece che in dollari zimbabweani, a fronte della crisi della valuta locale il cui valore è in perdita per via dell’inflazione.

In Nigeria i numeri seguono la scia. Secondo la Nigeria Medical Association (NMA) circa 50 medici migrano dal Paese ogni settimana, accolti a braccia aperte dal Regno Unito, dove c’è carenza di personale medico che viene remunerato con stipendi molto più alti. Ancora più incontrollabile nell’arco degli ultimi cinque anni la situazione degli infermieri: secondo il Guardian 57.000 infermieri sono emigrati dalla Nigeria negli ultimi cinque anni. Ma la fuga di cervelli interessa tutto il personale sanitario che comprende anche tecnici di laboratorio, farmacisti e personale paramedico, anche loro sulla via della dipartita. Aldilà delle preoccupazioni per le motivazioni che portano ad emigrare, ad allarmare sono le conseguenza nel Paese d’origine. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda infatti che ogni nazione abbia il minimo di un medico ogni 600 persone. In Nigeria, riporta il Guardian, sono solo 24.000 i medici a disposizione per una popolazione enorme, la cifra attuale è di 216 milioni. Questo significa un medico ogni 9.000 persone, molto lontano dalla prescrizione dell’OMS.

Sulla situazione in Kenya fa luce il sito d’informazione The Elephant. Qui il fenomeno del cosiddetto “brain drain” colpisce in particolar modo gli infermieri, lo scheletro dell’ospedale, senza i quali il Paese non può fare a meno per una sanità di qualità. Insieme a Ghana, Nigeria, Sudafrica e Zimbabwe, il Kenya è uno dei primi 20 paesi di origine di infermieri nati o formati all’estero che lavorano nei paesi dell’OCSE, di cui il Regno Unito è uno stato membro, riporta The Elephant. Venti medici emigrano dal Paese ogni mese. Non solo Regno Unito. Personale sanitario dal continente viene assunto da ospedali e cliniche negli Stati Uniti, Canada, Australia e Irlanda. 

La fuga dal Kenya e non solo verso ospedali anglosassoni equivale in tutti i Paesi sopracitati a una perdita colossale di denaro che gli stati hanno investito per formare professionisti che poi non rimangono. Secondo una ricerca dell’ente Bcm Health Research, in Kenya il costo totale della formazione di un singolo medico dalla scuola primaria all’università è di 65.997 dollari statunitensi. Dunque per ogni medico che emigra, il Paese perde circa 517.931 dollari di ritorno dall’investimento.


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