Migranti, ripartiamo dalle parole del Papa

di Enrico Casale
migranti nel canale di sicilia

cimitero di lampedusaDa venerdì a oggi sono sbarcate 4.550 migranti in vari porti italiani. Partono dalle coste libiche e attraversano il braccio di mare che le porta nel nostro Paese. Negli ultimi mesi però la tratta ha cambiato volto. Ultimamente è diventata ancora più dura e disumana. Molti trafficanti sono legati alle milizie che si combattono in Libia. Questi gruppi cercano fonti sempre maggiori di finanziamento per le loro attività militari.

L’immigrazione è certamente una di queste. I trafficanti devono massimizzare i profitti e imbarcano gli immigrati con qualsiasi tempo meteo. Da qui l’aumento non solo delle stragi in mare, ma anche degli arrivi sulle nostre coste. Coinvolti in questo traffico anche le milizie dell’Isis che traggono ampi guadagni dal transito dei migranti sul loro territorio. Se nel 2013 sono arrivate in Italia 43mila persone, nel 2014 la cifra è più che triplicata arrivando a 170mila e nel 2015 si prevede arriverà alle 200mila.

A farne le spese, i migranti. Migliaia di persone che cercano scampo da guerre, torture e violenze nei loro Paesi. La maggior parte di essi, ci dicono le cronache, sono siriani ed eritrei. I primi fuggono dalla guerra civile che sconvolge il loro Paese dal 2011. I secondi scappano da un regime paranoico e incapace di assicurare un minimo di benessere ai suoi cittadini. Ma tra le file dei migranti, non dimentichiamo, ci sono anche i somali (che vivono da 24 anni in guerra), i nigeriani (che fuggono dalla povertà e dalle violenze dei fondamentalisti islamici), i maliani (travolti da povertà e tensioni politico-militari). L’attraversata del Mediterraneo non è che l’ultima tappa di un viaggio di migliaia di chilometri che li porta ad attraversare il deserto, a subire le angherie dei trafficanti, a essere detenuti nelle fatiscenti prigioni libiche.

Questa tragedia è un fenomeno globale. I migranti non sono solo africani (come dimostrano i recenti casi in Asia) e non si dirigono solo verso l’Europa, ma anche verso l’Australia, gli Stati Uniti, ma anche verso i Paesi sudamericani (Brasile in primo luogo). E globalmente andrebbe affrontato questo problema. L’Italia da sola non può farcela, ma se inserita in un contesto continentale, può dare un grande contributo in termini di solidarietà e accoglienza. L’Europa, però, chiusa nei suoi egoismi nazionali, pare incapace di dare una risposta seria caratterizzata da una visione strategica di lungo periodo. Al di là della missione militare Triton, infatti, la Commissione europea non è stata in grado di far accettare 20mila rifugiati (cifra ampiamente sottostimata) ripartendoli tra i singoli Paesi dell’Unione.

A chi crede che l’accoglienza sia un valore fondante del nostro continente non resta che ripartire dalle parole profetiche di Papa Francesco: «È un attentato alla vita lasciar morire i migranti sui barconi».

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