07/04/14 – Libia – Riapre due porti, spiraglio in crisi petrolifera

di AFRICA

 

Si apre uno spiraglio in Libia dopo la riapertura di due dei quattro porti occupati dalla fine di luglio da un gruppo separatista dell’est libico formato da guardie di sicurezza degli impianti petroliferi.

Dopo un lungo braccio di ferro di oltre otto mesi, una settimana fa sono iniziati i negoziati tra il governo guidato dal nuovo premier Abdullah Al Thani e l’Ufficio Politico della Cirenaica, ente alla guida del blocco, culminati ieri sera in un accordo che prevede la consegna immediata dei porti di Hariga e Zueitina alle autorità di Tripoli. Se nei mesi scorsi aveva minacciato di usare la forza, il governo ha poi optato – grazie alla mediazione di leader tribali – per un approccio più “soft” accettando alcune condizioni dettate dai ribelli. In un documento firmato da entrambe le parti, tra i 6 punti negoziati figurano il trasferimento del quartier generale delle forze di sicurezza che proteggono gli impianti petroliferi nella cittadina orientale di Brega e di pagare stipendi e arretrati alle stesse guardie che bloccavano i porti, che riprenderanno immediatamente a lavorare. Il gruppo ha inoltre chiesto al governo di ritirare l’ordine di intervento militare per la liberazione dei porti e di non perseguire legalmente i responsabili del blocco. Tra le richieste anche la formazione di una commissione di sei esperti provenienti da diverse aree del paese per indagare le irregolarità nella vendita di greggio. Il gruppo separatista accusa infatti il governo di corruzione e di marginalizzare la regione orientale della Cirenaica.

Inizialmente chiedeva di trattenere una quota maggiore dei proventi dell’export e di trasferire le sedi di alcune istituzioni chiave a Bengasi, seconda città libica, oltre ad un referendum sull’indipendenza dell’est: punti che potrebbero essere discussi per la riapertura dei più grandi porti di Ras Lanuf e Sidra, con una capacità totale di 500.000 barili al giorno, ancora nelle mani dei ribelli. Ulteriore elemento che avrebbe contribuito ad alleviare la crisi è stata – secondo alcuni osservatori – la scarcerazione di tre ribelli che si trovavano a bordo della Morning Glory, la petroliera battente bandiera nord coreana che aveva tentato di esportare greggio indipendentemente da Tripoli. Tre settimane fa la nave cisterna aveva attraccato nel porto libico di Sidra.

Dopo aver caricato greggio si era dileguata per poi essere bloccata dalla marina Usa al largo di Cipro e consegnata alle autorità di Tripoli insieme ai tre libici a bordo (che controllavano l’operazione di export illegale) e i 21 membri dell’equipaggio, tutti stranieri. Non è stato ancora rivelato a chi fosse destinato il carico di greggio o la proprietà della nave. Si è trattato del primo tentativo di export organizzato dall’Ufficio Politico di Barqa, ente formato dall’ex rivoluzionario Ibrahim Jadran. La crisi petrolifera ha messo in ginocchio l’economia libica, con perdite per oltre 10 miliardi di euro in un Paese che dipende primariamente dal petrolio. La produzione è infatti calata a 250.000 barili/g, in alcuni periodi anche a 150.000, contro 1.6 milioni quotidiani del periodo gheddafiano. La riapertura di Zuetina e Hariga, con una capacità di 100.000 barili a testa, rappresenta un progresso enorme nei negoziati che si spera culmineranno nelle settimane a venire in un accordo per la riapertura di Sidra e Ras Lanuf.

Continua invece la crisi nell’ovest, dove rimane chiuso da mesi anche il giacimento di Sharara, uno dei maggiori pozzi petroliferi libici, bloccato da un gruppo di manifestanti della minoranza non-araba tuareg che chiede più diritti ed in particolare l’istituzione di un consiglio locale eletto e carte d’identità nazionali per la comunità tuareg che abita la città di Ubari. Sharara, nel sud ovest del paese, nella regione del Fezzan, è cogestito dalla spagnola Repsol e ha una capacità di circa 350.000 b/g.* Vittoria Volgare – (ANSAmed).

 

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