01/08/14 –Africa – Ebola, cosa sapere sul virus: la parola agli esperti-SCHEDA

di AFRICA

 

Sono 729 le vittime del virus Ebola da febbraio scorso in quella che è stata definita dagli esperti la più grande epidemia scoppiata in Africa occidentale. I Paesi colpiti sono Guinea, Liberia e Sierra Leone, che oggi ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria. In totale, secondo il bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono 1.201 i casi sospetti nei tre Stati africani: 460 in Guinea, dove si contano 339 decessi; 329 in Liberia con 156 morti e 533 in Sierra Leone, con 233 decessi, tra cui figura anche il medico che ha guidato la lotta al virus nel Paese, Sheik Umar Khan. L’Unione europea ha stanziato quasi 4 milioni di euro per combattere la malattia e ha fatto sapere di essere attrezzata per rispondere all’eventualità che il contagio si estenda anche in Europa. Nonostante i rischi siano bassissimi. “È davvero raro che una persona colpita dal virus riesca a muoversi fino a un aeroporto, prendere un aereo e arrivare in una capitale Europea data la gravità con cui si manifestano i sintomi”, spiega a Lapresse Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e membro dell’ufficio di presidenza della Simit, la società italiana di malattie infettive e tropicali. “I pazienti diventano contagiosi una volta che cominciano a mostrare i sintomi. Non sono contagiosi durante il periodo di incubazione”, precisa.

I SINTOMI – I sintomi iniziali possono includere una febbre improvvisa, intenso debolezza, dolori muscolari e mal di gola. Fasi successive sono vomito, diarrea e – in alcuni casi – emorragia sia interna che esterna. Il periodo di incubazione può durare da due giorni a tre settimane. Il decorso della malattia è molto rapido dopo la comparsa dei primi sintomi.

CHE COSA È – L’ebola è un virus spesso fatale, che raggiunge un tasso di mortalità fino al 90%. Esistono cinque specie diverse. Quella più famosa è l’Ebola Zaira, che prende il nome dalla valle del fiume Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) dove è scoppiata la prima epidemia nel 1976, in un ospedale missionario condotto da suore olandesi. Il secondo caso si è registrato in una zona interna del Sudan, sempre a metà degli anni Settanta, per poi arrivare in Uganda. “Dalle prime tracciature si è visto che il virus di oggi fa parte della stessa specie virale che nacque in Congo, ma è di un ceppo diverso”, aggunge Galli. Ecco spiegata in parte la rapida diffusione della malattia in zone contigue ma diverse, come la Liberia e la Guinea. “Non sappiamo però – spiega il professore – se tutti gli Stati siano colpiti dallo stesso virus. Possibile che vi siano tanti ceppi diversi, perchè una così rapida diffusione è anomala. In genere il virus si arresta dopo pochi passaggi da uomo a uomo. Ma in questo caso non è così”.

COME SI DIFFONDE – Il virus viene trasmesso da un particolare tipo di pipistrello che vive nelle foreste dall’Africa occidentale. Si può essere infettati mangiando carne di scimpanzé o di antilopi macellata. “O con la frutta infetta”, specifica Galli, ricordando che il virus non si trasmette per vie aeree. Tra gli essere umani il contagio avviene solo attraverso il contatto diretto con sangue infetto, fluidi corporei o indirettamente attraverso il contatto con ambienti contaminati. “Anche i funerali delle vittime colpite dall’ebola possono costituire un rischio, se si ha un contatto con il corpo del defunto”, continua. L’infezione può verificarsi anche in caso di contatto tra le ferite o le mucose di una persona sana con oggetti contaminati dai fluidi infetti, come vestiti sporchi, lenzuola o aghi usati. Finora, tutte le epidemie di ebola sono avvenute in strutture ospedaliere inadeguate, dove i protocolli di igiene e sterilizzazione sono un lusso o rappresentano pratiche sconosciute al personale, e dove gli aghi monouso non esistono a causa dei costi eccessivi. “Molto spesso queste strutture diventano un amplificatore della malattia ma è raro che, una volta riconosciuti i sintomi, un ospedale europeo non sia attrezzato per la quarantena. Anzi proprio in questo periodo stano aumentando le misure protettive e di isolamento e ogni ospedale ha una precisa procedura da seguire”, aggiunge Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

CHI È A RISCHIO – Gli operatori sanitari sono a rischio se trattano pazienti senza prendere le giuste precauzioni per evitare l’infezione. A rischio anche i membri delle famiglie di persone infette, o cacciatori che possono venire a contatto con prede che hanno contratto il virus. Per i viaggiatori l’Oms consiglia di evitare contatto con pazienti infetti, mangiare cibi ben cotti e controllare l’insorgenza dei sintomi. Sono in corso studi clinici e ricerche su una possibile cura, ma ad oggi il virs dell’ebola non ha una terapia. Non esiste un vaccino, se non a livello sperimentale.

ANCHE AL CINEMA – Nel film Virus letale, il virus protagonista, il fittizio “Motaba” descritto dalla pellicola, è strettamente ispirato all’ebola. La pellicola di Wolfang Peterson del 1995 gira intorno a un pericoloso virus africano di cui un medico militare, interpretato da Dustin Hoffman, comprende la velocità di contagio in tutto il mondo. – La Presse

 

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