23/12/13 – Sud Sudan – Paura a Juba, “c’è chi soffia sul fuoco delle divisioni”

di AFRICA

 

“Le scuole hanno chiuso in anticipo per il Natale, di fatto dallo scorso 15 dicembre non hanno più riaperto, ma gli uffici e il mercato continuano a funzionare. Tuttavia sulla città si è posato come un velo di paura che tiene tutti col fiato sospeso”: lo dicono alla MISNA fonti contattare a Juba, capitale del Sud Sudan, alle prese con una crisi politico-militare che sta facendo vacillare l’equilibrio del più giovane stato africano.

“Le notizie, seppure con ritardo, arrivano anche qui e non lasciano ben sperare. I capoluoghi degli stati di Jonglei e Unity sono sotto controllo di forze ribelli e sia a Bor che a Bentiu sono riportati casi di esecuzioni sommarie” raccontano gli interlocutori. A otto giorni dall’inizio della crisi originata da un presunto colpo di stato ad opera dell’ex vicepresidente Riek Machar, che smentisce con forza, l’insicurezza ha investo anche le vie di collegamento verso la capitale “dove scarseggiano alcuni beni, come i carburanti per i generatori e per le automobili”.

Oggi il presidente Salva Kiir ha annunciato l’avvio di una campagna dell’esercito volta a riprendere il controllo delle località cadute in mano ai ribelli, affermando di aver ritardato l’intervento dell’esercito “per consentire il rimpatrio del personale umanitario straniero”. Nel corso del fine settimana gli Stati Uniti e numerosi altri paesi hanno dispiegato mezzi e velivoli per evacuare i concittadini dal paese.

“Stiamo assistendo a decine di migliaia di persone che hanno abbandonato le proprie case, ma nel giro di pochi giorni – se le cose dovessero continuare a precipitare a questa velocità – potrebbero essere centinaia di migliaia” ha detto Toby Lanzer, coordinatore umanitario dell’Onu nel paese e numero due della missione di peacekeeping Unmiss dispiegata nel paese. Di ritorno da Bor, Lanzer ha confermato che allo stato attuale sono 17.000 i civili rifugiati all’interno della base Onu della città.

Intanto, l’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) ha confermato di nuovi scontri registrati ieri nello stato di Upper Nile, dove l’ospedale di Nasir ha ricoverato 24 persone con ferite d’armi da fuoco.

“Quello che è iniziato come uno scontro interno del Movimento popolare per la liberazione del Sudan (Splm), tra Machar e Kiir rischia di trasformarsi in un conflitto civile dalle conseguenze imprevedibili” sottolineano le fonti della MISNA. Nonostante il moltiplicarsi degli appelli internazionali e dei leader religiosi, infatti, le forze in competizione “stanno facendo leva su tensioni etniche facili da strumentalizzare, soprattutto tra i giovani” osservano gli interlocutori, “cavalcando un sentimento di malcontento radicato nella crisi economica e nel mancato sviluppo che, a distanza di anni dalla fine del conflitto con Khartoum, resta una chimera inaccessibile”. – Misna

 

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