23/12/13 – Sud Sudan – Dopo Bor cade anche Bentiu, paese sull’orlo del conflitto

di AFRICA

 

Il comandante della quarta divisione dell’esercito sud sudanese, generale James Koang Chuol, schieratosi al fianco dell’ex vicepresidente Riek Machar, ha annunciato la creazione di un’amministrazione ad interim a Bentiu, capoluogo dello stato settentrionale di Unity, passato sotto il controllo delle forze ribelli.

In un messaggio diffuso dalle emittenti radiofoniche della zona al termine di un compulso fine settimana segnato dal diffondersi delle violenze nel paese, Chuol ha confermato di avere in controllo sulla città e di non essere più fedele al presidente Salva Kiir e al governo di Juba. Il propagarsi degli scontri nella ricca regione petrolifera al confine con il Sudan – il cui sottosuolo ospita il 95% delle riserve di greggio del paese – contribuisce al deteriorasi di una crisi aperta lo scorso 15 dicembre, quando il governo di Kiir ha accusato reparti dell’esercito legati all’ex vicepresidente di aver messo a segno un mancato colpo di stato nel paese.

Ma a preoccupare in queste ore, è soprattutto la situazione a Bor, capoluogo dello stato orientale di Jonglei passato sotto il controllo dei ribelli di Peter Gadet, vicino a Machar, dove continua la fuga di civili in massa nelle basi Onu e nelle campagne. Secondo stime delle Nazioni Unite, in Sud Sudan sono già 63.000 le persone in fuga a causa dei combattimenti, 40.000 delle quali rifugiate nelle basi dei peacekeepers dell’Unmiss.

Continuano a moltiplicarsi inoltre, le segnalazioni di esecuzioni sommarie e violenze su base etnica. Il principale timore, infatti, è che la lotto ai vertici dello stato tra Kiir, esponente dell’egemonia Dinka e il suo vice Machar, rappresentante della seconda comunità più diffusa nel paese, quella Nuer, possa propagarsi dando il via ad una vera e propria guerra civile.

Nel fine settimana inoltre, elicotteri militati statunitensi intenti in un’operazione di soccorso ed evacuazione di cittadini americani e civili sud sudanesi a Bor sono stati attaccati da terra. Lo scontro si è risolto con quattro militari feriti. Gli Stati Uniti hanno deciso lo schieramento di 45 soldati per garantire la sicurezza ai loro cittadini residenti nel paese e dei loro interessi.

Nonostante gli appelli alla calma e le sollecitazioni, giunte dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e dal presidente americano Barack Obama, che ha detto di “osservare con viva attenzione” quanto sta accadendo e di “non escludere” azioni da parte degli Stati Uniti per mettere in salvo i propri concittadini nel paese, il fronte politico per il momento non offre segnali di soluzione.

Un incontro tra Salva Kiir e Rebecca Nyadeng de Mabior, esponente della fronda ribelle di Machar, si è concluso con un nulla di fatto. De Mabior aveva chiesto come precondizione al’avvio di un negoziato la scarcerazione degli 11 esponenti politici del partito di maggioranza (Splm) a cui entrambe le fazioni fanno capo, accusati di tradimento e arrestati all’indomani del presunto golpe. – Misna

 

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