07/07/14 – Kenya – opposizione in piazza, tensione a Nairobi

di AFRICA

 

Alta tensione oggi a Nairobi per una manifestazione organizzata dall’opposizione all’Uhuru Park, nel cuore della capitale: lo dicono alla MISNA missionari da anni in Kenya, esprimendo il timore che gli attentati dei giorni scorsi peggiorino ulteriormente un clima politico sempre meno favorevole al dialogo.

A convocare l’iniziativa di protesta è stata la Coalizione per le riforme e la democrazia (Cord), un’alleanza guidata dell’ex primo ministro Raila Odinga. Il giorno scelto non è casuale perché il 7 luglio è noto come “saba saba”, “sette sette”, espressione in lingua swahili con la quale è passata alla storia la repressione della mobilitazione popolare del 1990 contro l’allora presidente Daniel Arap Moi e a favore del multipartitismo.

Secondo padre Gianni Rolandi, salesiano da anni a Nairobi, il dispiegamento di 15.000 poliziotti conferma i timori che al termine o a margine della manifestazione si possano verificare violenze o saccheggi. “C’è tensione – dice il missionario – anche perché l’iniziativa di Odinga appare segnata più da un desiderio di sfidare il governo che non da proposte concrete e costruttive”.

L’ex primo ministro accusa l’esecutivo del presidente Uhuru Kenyatta di non essere in grado di arrestare il carovita e di non aver saputo evitare le stragi delle ultime settimane nella regione costiera dell’est. In un discorso pronunciato nella città di Kisumu, venerdì, Odinga ha anche suggerito una superiorità del “potere del popolo” rispetto a quello dei rappresentanti eletti in parlamento.

Dichiarazioni, queste, criticate dalla Chiesa cattolica. “C’è il timore – sottolinea padre Rolandi – che il Kenya possa avviarsi su una china pericolosa dalla quale sarebbe poi difficile tornare indietro”. Come denunciato in un recente documento della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale del Kenya, è concreto il rischio che settori della politica cerchino di strumentalizzare anche attentati ed episodi di violenza.

Secondo padre Rolandi, lo scontro sulla sicurezza non appare alimentato da proposte davvero alternative. “E sulla responsabilità delle stragi nella regione costiera – aggiunge il missionario – c’è grande confusione: il nome di Al Shabaab potrebbe far comodo a più parti politiche, anche se va detto che finora il gruppo somalo non ha mai smentito le rivendicazioni rilanciate dalla stampa”.  – Misna

 

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