Verice Russia-Africa, Putin vuole placare i timori africani sul grano

di claudia
Putin

di Andrea Spinelli Barrile

Il secondo vertice tra Africa e Russia è previsto per il 27 e 28 luglio a San Pietroburgo, quattro anni dopo quello di Sochi. Questo vertice sarà un nuovo banco di prova per rivalutare la posizione dei Paesi africani di fronte all’invasione dell’Ucraina, ampiamente condannata dalla comunità internazionale.

A pochi giorni dal vertice Russia-Africa di San Pietroburgo, in Russia, il presidente russo Vladimir Putin ha assicurato che il ritiro del suo Paese dall’accordo sul grano del Mar Nero “non avrà ripercussioni negative sui Paesi africani”. Lo riporta l’agenzia russa Tass, che cita una nota del Cremlino.

Putin sostiene che gli Stati Uniti e gli speculatori economici europei hanno usato quell’accordo sul grano “per arricchirsi” e che il 70% del grano ucraino è andato a Paesi ad alto reddito e alla classe medio-alta. Secondo il Cremlino, Paesi come Etiopia, Sudan, Somalia, Yemen e Afghanistan hanno ricevuto solo il 3% del grano ucraino spedito nell’ambito di questo accordo, tralasciando tuttavia di ricordare che questi sono sempre stati i termini dell’accordo e che era compito di questi Paesi distribuire successivamente il grano ai Paesi a basso reddito.

Putin ha detto inoltre che la Russia si aspetta un raccolto record quest’anno e grazie a questo potrà fornire cereali sia attraverso la sua commercializzazione a prezzi agevolati che gratuitamente. Secondo il Cremlino, Mosca ha inviato in Africa 11,5 milioni di tonnellate di cereali nel 2022 e 10 milioni di tonnellate nella prima metà del 2023. 25 Paesi africani importano ogni anno più di un terzo del grano russo e ucraino.

A causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, i Paesi africani hanno affrontato, e continuano ad affrontare, un momento difficile nell’approvvigionamento alimentare.

In effetti, la Russia sta già gradualmente sostituendo le esportazioni di grano ucraine. Esempio con l’Egitto: dall’inizio della guerra in Ucraina, le sue importazioni di cereali di origine russa sono aumentate dal 50 al 57%. Allo stesso modo, l’Algeria ha ordinato a Mosca più di 300.000 tonnellate di grano da macinare. Attualmente inoltre la Russia dispone di grandi scorte rimaste dall’ottimo raccolto di grano dell’anno scorso e anche il raccolto di quest’anno è ben fornito.

La preoccupazione viene piuttosto dal prezzo a cui i Paesi africani potranno acquistare questi cereali, su cui non ci sono informazioni certe: di sicuro, dall’annuncio del mancato rinnovo dell’accordo nel Mar Nero e dai numerosi bombardamenti sui porti ucraini, i prezzi sono aumentati dell’8%. Altra preoccupazione è quella del Programma alimentare mondiale (Pam): l’Ucraina ha fornito il 40% del grano destinato ai paesi che soffrono di gravi carenze alimentari e la Russia non ha specificato se intende sostituire l’Ucraina anche in questo programma. 

Quali presidenti africani al vertice?

Guardare alle presenze del secondo vertice tra Africa e Russia può certamente aiutare ad orientarsi nel nuovo assetto geopolitico globale e africano: il presidente ugandese Yoweri Museveni, che nel viaggio russo della delegazione di pace africana di poche settimane fa non c’era a causa del Covid, sarà presente e parlerà in occasione di un panel, e questa è fino ad ora la presenza più prestigiosa confermata al vertice di San Pietroburgo.

In un voto alle Nazioni Unite del 23 febbraio 2023, la posizione africana si era notevolmente evoluta rispetto all’anno precedente.

Tra i Paesi membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Waemu), è chiaro che la Costa d’Avorio e il Benin, che condannano ufficialmente l’invasione dell’Ucraina, non saranno presenti in Russia. Il Mali invece ci sarà con il presidente del consiglio Choguel Kokalla Maïga: viste le sue relazioni di sicurezza con la Russia, con il gruppo Wagner impegnato ufficialmente come istruttore militare, Bamako aveva votato contro la risoluzione che condannava la Russia alle Nazioni unite, il che non sorprende. Anche l’Eritrea ha sostenuto la Russia in quell’occasione e sarà presente al vertice. Tuttavia, nel voto Onu di febbraio una dozzina di Paesi africani hanno scelto di astenersi, mentre altri hanno seguito l’esempio del Camerun non partecipando al voto.

Il tema principale del vertice di San Pietroburgo sarà il grado di partecipazione dei Paesi africani. Gli organizzatori sono stati attenti nel presentare il programma degli interventi, concentrandosi sui temi che verranno affrontati e insistendo semplicemente sui relatori russi e pochi altri. C’è quindi da chiedersi se i capi di Stato che si sono recati in Russia lo scorso giugno per negoziare la pace vi torneranno di nuovo. A febbraio 2023, il Senegal non ha preso parte al voto che chiedeva la partenza delle truppe russe dall’Ucraina, ma il suo presidente faceva parte della delegazione di mediazione africana che si è recata in Ucraina e Russia a giugno: il presidente Macky Sall si dice “determinato” a promuovere la pace. C’è poi la posizione del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, in conflitto di interessi tra i paesi del G20, per lo più ostili alla Russia, e i Brics, che hanno una posizione più sfumata. Tuttavia, Ramaphosa potrebbe scegliere di non recarsi a San Pietroburgo e aspettare che il Sudafrica, un mese dopo, ospiti il vertice Brics.

Più delicata la posizione di Etiopia, Algeria ed Egitto: questi tre Paesi hanno forti relazioni economiche con la Russia. L’Egitto ha espresso il suo disaccordo con l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2023, Algeria ed Etiopia da parte loro si sono astenute e continuano a mantenere relazioni consistenti con la Russia

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