Una scuola aperta al mondo

di claudia

L’educazione alla cittadinanza globale, dunque la capacità di vivere insieme ed essere solidali, è una delle maggiori sfide che le ONG di Link2007 si propongono, a fianco degli interventi nei Paesi più svantaggiati. Per contribuire alla crescita di una mentalità collettiva che riconosca come l’incontro tra culture diverse sia ormai una realtà irreversibile, così come visione del mondo basata sul rispetto e sul dialogo, la scuola emerge come il luogo primario dove cercare di instillare la cellula del cambiamento.

di Cinzia Giudici, Presidente Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario (COSV)

Da sempre le ONG di Link2007 affiancano ai loro interventi nei Paesi più svantaggiati anche attività di “educazione allo sviluppo sul territorio italiano”. Nel corso del tempo, le attività si sono svolte negli ambiti più diversi ma un impegno costante è stato certamente quello con le scuole, da quelle dell’infanzia alle università.

Oggi, con la più adeguata definizione di Educazione alla Cittadinanza Globale, l’esperienza maturata dalle ONG della nostra rete in collaborazione con scuole, amministrazioni pubbliche, associazioni, cittadini permette di ideare programmi che partono dalla profonda conoscenza del territorio e dai reali bisogni.

Il documento del 2018 “Strategia italiana per l’Educazione alla Cittadinanza Globale – ECG” firmato tra vari Ministeri – tra cui quello degli Affari Esteri in collaborazione con enti che si occupano di educazione e di istruzione – indica in modo chiaro come intendere l’educazione alla cittadinanza globale e quali strategie e strumenti applicare per realizzarla. Sempre di più la capacità di “vivere insieme” ed essere solidali deve essere sviluppata attraverso la conoscenza e la comprensione degli altri e della loro storia, delle loro tradizioni e dei loro valori spirituali e deve riconoscere come elemento fondante delle società la nostra crescente interdipendenza: i rischi e le sfide che da tempo siamo chiamati ad affrontare devono necessariamente portare l’umanità ad attuare progetti comuni.

Ci piace sottolineare la nostra provenienza dalla cooperazione internazionale, che sottolinea alcuni aspetti determinanti: la cultura globale applicata ai territori, il rispetto e il coinvolgimento e la promozione dei partner locali, l’incontro tra diversi, l’ascolto di tutti gli interlocutori. Tutto questo applicato alla relazione con le scuole e il territorio, che sono da considerarsi sempre strettamente connessi, acquista un valore, a nostro giudizio, irrinunciabile.

Ci sembra oggi indispensabile contribuire alla crescita di una mentalità collettiva che riconosca come l’incontro tra culture diverse sul nostro territorio sia ormai una realtà irreversibile: una visione del mondo basata sul rispetto e sul dialogo tra gli uni e gli altri, attraverso conoscenze e “contaminazioni” che danno spesso risultati inaspettati.

I nostri interventi hanno una caratteristica territoriale molto marcata: elemento che non costituisce certo una contraddizione con l’apertura verso mondo, dal momento che anche “a casa nostra” la cultura della conoscenza dell’”altro” e dell’accoglienza ha le connotazioni  più diverse. Comprenderne a fondo le caratteristiche politiche e sociali, costituisce un elemento basilare per poter calibrare gli interventi in modo adeguato e duraturo nel tempo, in grado di modificare, passo dopo passo, atteggiamenti che respingono o che sono indifferenti a quanto accade al di fuori del proprio ambito ristretto. Non si può più solo parlare di immigrazione, ma sempre più spesso di seconde e terze generazioni, italiani di fatto, ma con tradizioni familiari che hanno il diritto di essere tutelate e raccontare, che porta nelle scuole tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze provenienti da luoghi “altri”, con cui relazionarsi, e che permette di affrontate i tanti temi globali, che non possono essere affrontati dai singoli Stati, come la pandemia di Covid ci ha dimostrato! Parliamo di ambiente, di salute, di Agenda 2030, ma anche, e soprattutto, di diritti umani e di pace.

La scuola è il luogo ideale per leggere e connettere il mondo: ci sono gli alunni, le famiglie, gli insegnanti, inseriti in un territorio con i propri cittadini, in relazione con le istituzioni e, grazie agli strumenti digitali utilizzati bene, la possibilità di raggiungere grandi risultati. È del tutto evidente che per affrontare nella scuola argomenti che sconfinano così tra il sociale e il politico, la relazione con insegnanti, dirigenza scolastica e genitori diventi di fondamentale importanza, pena il creare nei ragazzi pericolosi conflitti tra scuola e famiglia, o comunque con il loro mondo di riferimento.

Nella relazione soprattutto con gli insegnanti e con la dirigenza scolastica si gioca quasi tutto il successo dei nostri interventi. Si tratta di una relazione che ha molto a che vedere con le nostre metodologie negli interventi di cooperazione internazionale: si tratta di progettare insieme, non di presentare pacchetti preconfezionati, neppure quelli che in altri contesti hanno funzionato con successo.

Come si diceva più sopra l’analisi del contesto sociale ha una importanza decisiva, che può avvenire solo con una conoscenza profonda dell’ambiente in cui i bambini e i ragazzi si muovono. Noi possiamo essere portatori di metodi e strumenti, che vanno però adattati e fatti propri dal mondo circostante, e non certamente “calati dall’alto”.

In questo modo sarà possibile far vivere ai più giovani esperienze che li possano aprire al mondo e renderli consapevoli che i grandi temi sul tavolo oggi sono globali.

Dall’incontro e dal confronto con gli insegnanti e i dirigenti più sensibili è possibile creare interventi di ampio respiro, di durata pluriennale e possibilità di diffusione sempre più ampia. In questo modo l’ “educazione alla cittadinanza globale” diventa parte integrante dell’apprendimento, un elemento trasversale e non un corpo estraneo, estemporaneo, che scompare una volta terminato il progetto.

(Cinzia Giudici)

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