Tunisia, una catena umana contro l’inquinamento della costa

di claudia

Una catena umana si è snodata ieri su tutta la fascia costiera della periferia sud della capitale tunisina chiedendo di fermare l’evacuazione delle acque sporche e inquinate dell’Ufficio nazionale dei servizi igienico sanitari (Onas, Office national de l’assainissement) e delle unità industriali, verso il mare. Lo riferisce l’agenzia Tap.

L’attivista Donia Zed Tounsi ha sottolineato che l’inquinamento dell’ambiente marino nella periferia sud della capitale ha raggiunto livelli pericolosi costituendo un disastro naturale che ha deturpato il paesaggio marittimo. “Le analisi effettuate su campioni d’acqua delle spiagge della regione su iniziativa di associazioni ambientaliste hanno confermato l’esistenza di batteri patogeni che erano alla base del divieto di balneazione a livello di queste spiagge”.

Il Ministero della Salute ha dichiarato non balneabili ben 17 spiagge, di cui una a Tunisi, tre a Ben Arous, tre a Bizerte, tre a Nabeul, tre a Sousse e 4 nei governatorati di Gabes. Da parte sua, il presidente del consiglio comunale di Ezzahra, nel governatorato di Ben Arous, Mohamed Rayen Hamzaoui ha invitato le strutture interessate ad intervenire con urgenza per salvare gli ecosistemi marini, combattere l’inquinamento, trovare soluzioni al problema igienico-sanitario nella regione e rilanciare la frequentazione delle spiagge della periferia della capitale. Ritiene che questo problema aumenterà la sofferenza degli abitanti delle periferie, molti dei quali hanno chiesto, ieri, di porre fine a questo inquinamento “mortale”, manifestando l’intenzione di chiedere giustizia.

Sono ormai diversi anni che l’Onas è considerata responsabile dell’inquinamento costiero, ma finora nulla è stato fatto per attuare vere soluzioni per l’evacuazione delle acque nere. Già nel 2009 la Banca Mondiale aveva richiamato l’attenzione in un lungo rapporto sulle carenze strutturali dell’Onas. Intitolato “Riflessione strategica su acqua potabile e servizi igienico-sanitari in Tunisia”, il rapporto aveva evocato l’incapacità dell’Onas, dopo 40 anni dalla sua creazione, a coprire tutti i perimetri comunali e le aree di sviluppo turistico. Il rapporto aveva anche evidenziato la scarsa qualità del trattamento delle acque reflue grezze da parte dell’Onas o subappaltato a società private. La qualità media rimaneva al di sotto dei rapporti internazionali.

La manifestazione del 12 settembre è stata preceduta da una vasta campagna sui social che chiedeva la fine degli scarichi a mare dell’Onas nella periferia sud. Un gran numero di abitanti delle periferie hanno partecipato alla formazione di una catena umana lungo le spiagge di Radès, Ezzahra, Hammam-Lif e Hammam Chott.

Condividi

Altre letture correlate: