Sudan – Le proteste non cessano

di Enrico Casale
Sudan

Ancora incidenti in Sudan. Nuovi scontri sono scoppiati ieri, 15 gennaio, nella capitale sudanese Khartum fra la polizia e i manifestanti che protestano da quasi un mese contro il rincaro dei beni alimentari. È quanto riferito da fonti locali, secondo cui le forze dell’ordine hanno represso la protesta lanciando gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti.

La polizia sudanese aveva già fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere le proteste esplose a Khartum e nella vicina città di Omdurman per intensificare la pressione popolare sul presidente Omar al Bashir affinché rassegni le dimissioni. Il capo dello Stato ha finora sempre fermamente respinto tale ipotesi, puntando il dito a più riprese contro «i traditori e gli agenti stranieri» che complottano contro il Sudan. «Non abbiamo alcun problema perché l’esercito non sosterrà i traditori, ma sostiene la patria e le sue conquiste», ha detto Bashir, rivolgendosi nei giorni scorsi ai militari di stanza in una base militare nei pressi della città di Atbara, a nord-est della capitale Khartum.

Bashir aveva già puntato il dito contro agenti esterni per giustificare l’attuale situazione in cui versa il suo paese, denunciando come la crisi economica sia scaturita da oltre 20 anni di «guerra economica» dovuta alle sanzioni internazionali imposte al Sudan per essersi «rifiutato di vendere la sua indipendenza e dignità in cambio di dollari». Il presidente sudanese ha quindi messo in chiaro che «non sarà possibile uscire dall’attuale crisi da un giorno all’altro, tuttavia conosciamo la strada», aggiungendo che le proteste non giustificano atti di vandalismo, incendi e distruzioni. Il popolo sudanese «merita una vita dignitosa», ha aggiunto il capo dello Stato, ammettendo tuttavia che gli attuali stipendi non sono soddisfacenti e annunciando che a partire da questo mese sarà avviato un programma per l’aumento dei salari minimi e le pensioni.

Le proteste, scoppiate lo scorso 19 dicembre in seguito al rincaro dei prezzi del pane e del carburante, hanno provocato finora la morte di numerose persone (22 per il governo, almeno 40 secondo Amnesty International) e l’arresto di almeno 816 dimostranti, come reso noto ieri dal ministero dell’Interno. Secondo Reporters senza Frontiere (Rsf) sono stati arrestati anche 28 giornalisti, in un giro di vite contro la stampa locale e internazionale presente nel Paese. Nella classifica stilata nel 2018 dall’organizzazione sulla libertà di stampa nel mondo, il Sudan occupa il 174mo posto su 180.

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