Sona Jobarteh, la suonatrice di kora che sfida le convenzioni di genere

di claudia

di Claudia Volonterio

La kora, strumento a corda che combina gli elementi del liuto e dell’arpa, è uno degli strumenti più importanti appartenenti ai popoli mandingo dell’Africa occidentale. Risalente secondo gli studiosi a circa duecento anni fa, ancora oggi questo strumento è in grado di attrarre i giovani. Suonata dai griot, la kora è per tradizione riservata agli uomini. Ma a sfidare queste convenzioni ci sta pensando la musicista anglo-gambiana Sona Jobarteh, annoverata tra le leggende viventi dei suonatori di kora.

L’esecuzione della kora, strumento a 21 corde nato in Gambia, è ancora per tradizione un’attività riservata agli uomini, in particolare a quelli appartenenti alle famiglie dei griot dell’Africa Occidentale. Strumento antico, si dice risalga alla fine dell’Impero del Mali. Per cominciare a suonarlo tradizionalmente gli uomini vengono introdotti con la canzone intitolata: “Kelefa Ba”. La tradizione però non ha mai fermato la musicista Sona Jobarteh, che ha cominciato a suonare questo strumento in solitaria a soli quattro anni, riporta Rfi, e oggi a quarant’anni si è ritagliata un posto d’onore tra la rosa dei più grandi suonatori di kora ancora viventi. Nella sua musica abbina ritmi africani con suoni occidentali.

Come donna che sfida le convenzioni Sona ha cambiato anche il modo di approcciarsi allo strumento. Se la kora viene solitamente eseguita in un contesto sociale, con altre persone, la musicista gambiana ha sempre tenuto con lo strumento un rapporto più intimo e solitario. Si è esercitata da sola per anni senza l’aiuto di nessuno. Suonare in gruppo “non è qualcosa che mi sentivo a mio agio a fare come donna – racconta a Rfi – L’ho tenuto per me fino a quando non ho sentito di essere abbastanza brava da uscire in pubblico e stare di fronte a delle persone mentre suono”.

Parte del “suo” modo di essere artista e musicista è il canto, che ha fatto diventare parte integrante delle sue performances. Il valore di questi canti risiede anche nella lingue in cui sono cantati, in mandenkan. Una scelta fatta per promuovere le lingue locali e l’identità culturale. “Volevo dimostrare che non devi adottare la lingua di qualcun altro per avere successo sulla scena internazionale”. Una missione che l’artista porta avanti nel concreto. In Gambia ha fondato e porta avanti una scuola per lo studio e la promozione della lingua e della cultura del Paese.

Nel 2022, Sona Jobarteh ha pubblicato un nuovo album, “Badinyaa Kumoo”.

Tra le leggende del passato e i nuovi miti il sito di informazione The Point riporta i seguenti nomi: Lalo Kebba Drammeh, Madi Wulen Suso, Nyama Suso, Suntu Suso, Foday Musa Suso, Jali Alhagie Mbye, Amadou Bansang (Suso) e Tatadinding Jobarteh. Tra le leggendi viventi ci sono Jaliba Kuyateh, Sona Jobarteh, Santu Suso, Alhagie Jali Hali Mbye, ma l’elenco è in realtà molto più lungo di così. Senegal, Gambia, Mali, Guinea Bissau e Guinea Conakry sono i Paesi dove la tradizione di questo strumento è più forte.

Condividi

Altre letture correlate: